Archivio. Turismo e ambiente. Elba, settembre 2001
Un’isola tranquilla, “un angolo di paradiso sulla terra”, dove ancora si può ascoltare il fruscio della natura; più o meno recitava così un articolo di stampa comparso su di una rivista nel mese di agosto del 2000. Ma è proprio questa la realtà dell’Elba?
Almeno ora che l’orda agostana è passata possiamo dirci le cose con franchezza. Non è così; non è questa la vera immagine estiva dell’isola. Stiamo andando decisamente verso la balearizzazione o se volete la rapallizzazione: fenomeni che stanno ad indicare l’utilizzo indiscriminato e poco intelligente delle località turistiche con la distruzione completa del loro ambiente, fonte prima di reddito.
Sempre più frequentemente, specie negli ultimi anni, il turista che sceglie l’isola è perché vuole pace, ambiente, riposo. Cerca il silenzio, il mare e il sole, dopo la frenesia e il caos di un anno in città o delle routine giornaliere, non il frastuono e la confusione. Cerca il silenzio della notte, che non deve divenire giorno ma continuare ad essere notte, senza ecatombi di rumore o mega fari che squarciano le tenebre. Chi cerca altro, le mega discoteche, il fuori orario, il caos, non potrà mai trovarlo appieno su di un’isola, ed è anche giusto che non trovi tutto ciò, perché se così fosse avremmo azzerato tutte le potenzialità del nostro essere isola. Con coraggio perché scegliendo si investe su di un’immagine turistica che alla fine pagherà. L’altro modello, quello del divertimento ad oltranza ed a tutti i costi sta segnando il passo: il pensiero va alla riviera adriatica, l’industria del divertimento. Ma anche ora, nonostante la grossa professionalità si rimpiange il passato, quei ritmi lenti della vacanza che ormai la non esistono più. Quello modello sta divenendo un fenomeno turistico di puro consumo e fine a se stesso, come in una qualsiasi piscina di un qualsiasi hotel di una qualsiasi località: non possiamo fare altrettanto della nostra isola. A Rimini, anche quest’estate, segnata tra l’altro dalla violenza, si rimpiangono il mare e le spiagge, com’erano un tempo.