Rio. Sarocco. Il Sasso. La Murella
Solo se dico Sarocco, dico quello che mi sento dentro: la processione di Sarocco, il paglio di Sarocco, i fochi di Sarocco, il cane di Sarocco, le piaghe di Sarocco, Sarocco il babbo di Rico. E via. San Rocco non esiste. E’ un nome sul calendario. Sarocco è invece un mondo.
Sarocco, la chiesa, guarda le Panicciate, gli Spiazzi, la tore col secco, la via di Rio, l’arco di Piazza: tutto quello che ci bisogna perché è una cornice.
Quanto duri, questo mondo, dentro ognuno di noi marinesi, ognuno lo sa per sé. C’è chi gli dura finchè campa….
E chi non sa che Sarocco è sceneggiata, dove recitano tutti… A volte improvvisano e a volte no, ma quel che conta è lo spettacolo, che c’è sempre nel pigia pigia…
Erano già tutti stipati a aspettare i fochi, grosso modo dove s’erano messi nel pomeriggio per guardare il paglio, che lo potevi vincere sull’albero della cuccagna, sul palo insegato, nelle gare a vela e nelle corse coi sacchi, ma che per me fu sempre quello dei canotti coi remi di punta e pariglio, che era un po’ speciale…
Al Sasso ci stavano le famiglie uscio a uscio e dividevano una piazzetta e una murella davanti al mare.. Se uno non ci stava lì al Sasso, e aveva casa, invece, come me, pe’ la via di Rio queste cose le sapeva, ma non gli appartenevano. Diventarono mie quando cominciai a passarci le giornate anch’io, su quella murella, con Libertario che gli mancava una mano, ma faceva le gasse e i parlà così e dove non ci arrivava, usava i denti… E anche Peppe Ghi, che era il nonno d’Edilio e ci veniva incontro al canotto e ci diceva: “La volete ‘na bistecca fatta su’ la ciarpa?”. E anche Emilio, che era il babbo d’Edilio, e lavorava in miniera anche lui…
Da “Il Cacciadiavoli e altro mare” di G.F. Vanagolli, Le Opere i Giorni, Roma, Febbraio 2001