Radio Capital & Lonely Planet 2016. Isola di Montecristo

Radio Capital & Lonely Planet 2016. Isola di Montecristo

Isola di Montecristo, 18 giugno 2016

E’ ancora buio pesto quando Salvatore inizia a salpare l’ancora e a muoversi verso l’isola del tesoro. Alle prime luci dell’alba, compare deciso e imponente il suo profilo. Una montagna persa nell’azzurro del Tirreno, candida roccia granitica che si specchia nel cielo e nel mare. Mentre ci avviciniamo l’isola, con i suoi 10 chilometri quadrati, interamente montuosi, ci strega: restiamo sempre più affascinati dalla sua forma perfetta e dalla magia che emana, tra mistero e natura selvaggia.

Oggi è una giornata di grande traffico a Montecristo. Avvistiamo la nave che viene dall’Elba per togliere finalmente (grazie al Comune di Portoferraio, titolare amministrativo dell’isola e ad Esa, gestore dei rifiuti) i rifiuti che si sono accumulati negli anni, proprio a Cala Maestra, unico vero approdo dell’isola. Dobbiamo attendere il loro ormeggio e poi affiancarci. Salvatore e Paola ci fanno sbarcare e ci salutano, tornano a Porto S. Stefano. A terra. Salutiamo Luciana e Giorgio i due custodi che vivono qui. Sono loro due l’anima di quest’isola. Il loro desiderio, vivere in una dimensione isolata e completamente naturale ha trovato a Montecristo la sua realizzazione. Saliamo con Angelo, Doris. Luciana ci accoglie nella sua casa, e qui inizia il vero viaggio sull’isola attraverso il racconto di Luciana.

Scruto spesso l’orizzonte, aspettiamo il gommone di Fabrizio che viene dall’Elba con Franca, il direttore del Parco, Maya, la nostra giovane studentessa nel gruppo di Redazione Natura, Gabriella, indispensabile per la logistica, Francesca la biologa del Parco e l’entomologo Leonardo. Ecco arrivano, li vado ad accogliere al porto e ci troviamo tutti su da Luciana. Angelo e Doris cercano di mettere ordine: come si arriva su quest’isola, come è regolamentato l’accesso, cosa vuol dire riserva naturale integrale? Tutte domande che trovano risposte puntuali e precise da Luciana e da Franca.

Anche questa isola non è facile. Forse la più difficile di tutte. Una piccola ed unica insenatura dove approdare, una candida spiaggia granitica, e poi solo montagna. Qualsiasi movimento e percorrenza sono solo fatica, ci vogliono buone gambe e fiato per qualsiasi spostamento. E qui senti cos’è un’isola, una piccola isola, senza elettricità, senza auto, senza negozi, senza gente, solo vento, mare, natura e silenzi. Si sentono gli uccelli marini, soprattutto le berte, le capre, ma il loro non è rumore è il sentimento del luogo, è la natura che parla. Non si può visitare liberamente Montecristo. Per arrivare è necessario essere inseriti nel programma autorizzativo, per effettuare la visita con le escursioni (con tre percorsi diversi) è necessario essere autorizzati allo sbarco e all’accesso, così si cerca di controllare il flusso, mantenendo un tetto massimo di 1000 visitatori ogni anno. Giusto così, penso, non apriamo completamente la visita: qui la natura non è pressata dall’uomo, dal cemento, dal traffico, qui davvero possiamo ricostruire i meccanismi naturali, godiamo quando possiamo di questa ricchezza. Infatti è possibile con la modalità definita accesso, sbarcare sull’isola fermarsi solo fino alla casa dei custodi, visitare la villa reale e il piccolo museo. Già questa è una grande esperienza.

Ci dividiamo in due gruppi: Doris va con i naturalisti verso il Belvedere, luogo di riproduzione delle berte, io Angelo, Gabriella e Maya, decidiamo di salire fino al Monastero.

San Mamiliano muore qui nel 460 e da quel momento inizia la diffusione del suo culto su tutte le isole dell’Arcipelago, ma è Montecristo l’isola preferita dal santo, qui la comunità monastica e lo spettacolare monastero a lui dedicato. Impressionante la salita: attraversiamo i liscioni granitici, il sentiero impegnativo regala scorci strepitosi dell’isola e di un mare perso nel tempo. Arriviamo. Il monastero è un luogo impressionante, inserito in una natura maestosa, incastonato sugli speroni granitici a picco sul mare. Godiamo intensamente di questo momento, aiutato anche dal fatto che siamo solo in quattro. Ed è già tempo di scendere ed avviarsi all’imbarco. L’Elba ci aspetta.

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