Sri Lanka, Maharamba, 2 dicembre 2018
Come se qualcosa, o un insieme di influenze cospirasse per abbattere il fascino e la bellezza di questo piccolo pezzo di Asia, situato qualche grado a nord dell’equatore. Lo sviluppo turistico degli ultimi anni, dopo lo tsunami del 2004 e dopo la fine della cruenta guerra civile del 2009, è stato dirompente e ora siamo nella fase dell’omologazione sugli standard globalizzati e uniformi. Questo produce un impoverimento della cultura del paese, sempre più orientato verso modelli alieni. Enormi complessi stanno spuntando lungo la costa, scatole di cemento che producono inquinamento e perdita di paesaggio e impoverimento dei valori e della cultura del luogo. Forse è ancora possibile entrare in sintonia con il vero volto di Ceylon, scegliendo consapevolmente esperienze autentiche e non consumando quel triste prodotto turistico che oggi va per la maggiore. E’ una vecchia querelle, quella che oppone il turista al viaggiatore. Ma oggi anche il viaggiatore, condizionato dagli stimoli che la grande società globale impone, spesso sceglie la soluzione più facile, che è, però quella meno vera rispetto ai luoghi che si visitano.
Manca spesso la consapevolezza. Non è scontato potersi spostare facilmente per migliaia di chilometri, viaggiare in luoghi e paesi lontani. Sono pur sempre esperienze straordinarie, se ne siamo consapevoli, se le si sanno cogliere, se le sappiamo interpretare e vivere. Sarebbe bello poter viaggiare dove non va nessuno, lontano dai santuari del turismo di massa, per essere in contatto con il vero genius loci. E’ possibile anche però viaggiare nei luoghi top dei flussi turistici, con la consapevolezza e l’atteggiamento del viaggiatore. Così il viaggio è esperienza e non solo foto da sparare sui social e da mostrare al ritorno come trofei di una banale vacanza.