2024, corsi e ricorsi
Corsi e ricorsi. In questo giro di giostra stiamo vivendo (molte e molti di noi), uno dei momenti particolarmente negativi della ciclicità storica.
L’umanità si trova sull’orlo di spaventosi precipizi, dalle guerre che producono morte, sofferenza, distruzione odio, all’ormai compromesso equilibrio ecologico del pianeta che induce grande incertezza sulla sua capacità a garantire la permanenza della nostra specie su di esso.
Oltre 40 sono i conflitti che insanguinano l’homo sapiens, tutti insensati e crudeli, di cui quello in Palestina, la terra del Messia cristiano, detiene forse lo scettro dell’insensatezza. Guerre vicine e lontane che da sempre segnano il passaggio della nostra specie sul pianeta. Ci siamo lasciati da poco alle spalle le due guerre planetarie con milioni di morti. Milioni che saranno anche quelli del nostro oggi. Siamo ancora di fronte, dopo Hiroshima, ad un a concreta possibilità di una escalation verso un conflitto nucleare, che segnerebbe la fine della nostra storia iniziata nelle valli africane un paio di milioni di anni fa.
Nella nostra vecchia Europa, in questo contesto di sofferenza e incertezza, abbiamo da poco assistito alle elezioni dei nostri rappresentanti per il governo europeo, unico progetto che potrebbe offrire una via per alleviare conflitti e pericoli ambientali, sul quale i politici del continente non hanno ancora davvero creduto.I costituenti di Ventotene avevano immaginato un continente diverso, empatico e coeso, non solo un semplice strumento di coordinamento economico che oggi non è più sufficiente a governare processi globali e complessi che chiedono un forte protagonismo sui valori e sull’etica. Oggi l’Europa non riesce a trovarsi unita; turbata incessantemente dalle logiche di potere degli stati più forti, delle corporazioni economiche, degli interessi finanziari.
Anche nella nostra piccola isola periodicamente votiamo e recentemente abbiamo votato per il governo del luogo più importante. Le competizioni elettorali si sa oggi sono spietate. La cosa che più si perde di vista è l’attinenza ai fatti, le ricostruzioni che sentiamo sempre meno sono attendibili e oggettive rispetto a ciò che è stato. Oggi, più che mai manca la politica, intesa nella sua vera essenza etimologica, l’impegno diretto alla costruzione di una società giusta ed eticamente corretta.
Forse le crisi che stiamo attraversando non sono solo conseguenze di una congiuntura economica, sociale e culturale drammatica, forse hanno origini più radicate. Abbiamo perso di vista il senso principale di quello che dovrebbe stimolare ognuno ad occuparsi attivamente della Cosa Pubblica. La politica deve mirare alla realizzazione della persona attraverso il raggiungimento del bene comune. “Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio, sortirne da soli è avarizia, sortirne tutti insieme è politica” (cit. Don Lorenzo Milani).
Nel passato i grandi partiti di massa ponevano un’attenzione particolare alla formazione delle future classi dirigenti, negli ultimi anni questo aspetto centrale è andato perso, a favore di logiche di mero consenso al leader di turno. Nel momento in cui si interrompe la formazione e la conseguente la crescita culturale, si innescano i meccanismi che comportano il declino della politica. Lo sviluppo del sistema dei partiti, soggiogato dalle logiche del potere e del malaffare ha prodotto una ulteriore frattura nella società. Ma non possiamo aggrapparci solo ad un nostalgico ricordo dei bei tempi che furono (con tutte le riserve appunto sull’evoluzione perversa del sistema dei partiti), o rimpiangere le grandi personalità della nostra scena socio-politica della seconda metà del Novecento, De Gasperi, Dossetti, Lelio Basso, Calamandrei, per citarne alcuni.
Occorre trovare nuovi paradigmi e strumenti per affrontare questo nostro tempo. Leggere il passato e farne tesoro. Ecco che la formazione riveste un ruolo fondamentale; attraverso di essa provare costruire nuove e virtuose relazioni tra gli individui. Nella relazione l’uomo si fa comunità e tende ad uscire dall’escludente chiusura del singolo e dei suoi interessi; la relazione e l’apertura verso l’altro da sé portano l’uomo verso una dimensione di pluralità e reciproco servizio che plasma il fondamento stesso della società.
Attraverso il processo formativo ecco la buona politica: trovare soluzioni comuni per dare risposta alle necessità di tutti. La politica non può guardare al bene del singolo, ma nemmeno a quello di una piccola comunità ma di tutti di tutti nelle loro differenze, nelle loro diverse esigenze e aspirazioni.