Miniere dell’Elba, domande e risposte. 14 settembre 2003.
Domande agli ambientalisti. Da Elbareport, domenica 14 settembre 2003. Mi riferisco alla lettera dei Verdi al Sindaco di Rio Marina, pubblicata su questo quotidiano il giorno 11, per rigirare le stesse domande al gruppo “Ambientalista” locale.
1) Come mai il Parco Nazionale non si è interessato ai lavori, facendo delle verifiche tramite la Guardia Forestale, all’interno delle zone di sua competenza? Intendo dire: “Perché ci si muove sempre dopo, magari sequestrando le aree ed aggiungendo danno al danno, e mai prima o durante?
2) Per quale motivo chi deve far rispettare le leggi e chi ha competenza sulle zone di un area protetta non si è fatto avanti pretendendo progetti e progettisti adeguati?
3) Potete assicurarmi che qualcuno si sia fatto avanti per salvaguardare eventuali campioni o materiali di interesse geologico, che con buone probabilità durante i lavori potevano venire alla luce?
4) Dove eravate Voi durante i decenni di incuria e di abbandono che hanno ridotto le vecchie strutture industriali in un ammasso di ruggine e fonte di pericolo per la pubblica incolumità? Ed in particolare, cosa avete fatto finora e cosa state facendo adesso per salvare l’ultimo dei pontili di caricazione del minerale? O non aspettate altro che venga abbattuto per poi elevare delle critiche?
5) Per quale motivo a Rio Marina le strutture ricettive dovrebbero essere “inutili”, mentre in altri comuni ve ne sono sin troppe?
6) Siete certi di essere ambientalisti? O semplicemente usate l’ecologia per attacchi politici a chi “non Vi piace”?
Nel merito entreranno, se lo vorranno, i Verdi chiamati in causa dall’anonima lettera. Come Redazione ci limitiamo a girare all’anonimo inquisitore uno dei suoi abbondanti punti interrogativi, chiedendogli se non gli sembra paradossale esigere rassicurazioni sull’identità ambientalista dei Verdi da qualcuno che non ritiene opportuno siglare il suo intervento neppure con le sue iniziali.
Risposte dei Verdi sul Parco Minerario e lo sviluppo all’anonimo interrogante. Ringraziamo l’anonimo per essere entrato nel merito delle questioni sollevate dai Verdi: la democrazia c’ è quando ci si parla, soprattutto quando non si è d’ accordo su tutto.
Su alcune cose il signore ha ragione:
- l’ abbandono decennale del versante orientale è responsabilità di tutti, Verdi compresi: vero che solo da un paio d’anni siamo una presenza organizzata all’ Elba, vero anche che da molti più anni siamo al governo di Provincia e Regione.
- Siamo d’ accordo per salvare l’ultimo pontile ( e se ci dice cosa sta facendo Lei per questo obiettivo, l’ appoggiamo sinceramente ): ma a chi spetta coinvolgere Consiglio Comunale e cittadini per decidere insieme che fare, sottoporre idee e progetti per avere, attraverso critiche preventive maggiore consenso, se non l’ Amministrazione in carica?
Ma tornando alla questione del Parco Minerario, che potrebbe davvero essere uno dei volani dello sviluppo economico dell’Elba orientale, abbiamo posto la domanda non retorica al Sindaco, e indirettamente al parco nazionale, per sapere se le competenze di salvaguardia sono passate o no al Commissario in virtù di una conferenza dei servizi; l’ obiettivo non è certo quello di fermare i lavori, ma di sapere con certezza se tutte le responsabilità sono chiare e legittime; trasparenza e correttezza dovrebbero essere perseguite come metodo da chi governa localmente, anche attraverso una maggiore informazione e partecipazione.
Sulle strutture recettive abbiamo sempre detto che l’ Elba orientale ne ha bisogno, ma in paese, con un albergo che recuperi casomai parti abbandonate del centro storico, non fuori dove ci sarebbe uno scarso ritorno sul commercio locale, come l’ esperienza di altri villaggi- paese ha dimostrato.
Se poi si pone il problema del recupero di aree fatiscenti e pericolose, com’è evidente a Rio Marina, siamo sicuri che non esistano altre strade per farlo diverse dall’ennesimo residence o villaggio paese? Noi pensiamo di sì, e non solo noi, viste le osservazioni pervenute al Regolamento Urbanistico.
Per finire, il farsi avanti per chiedere, controllare è uno dei diritti- doveri dei cittadini singoli e organizzati (partiti, comitati, gruppi consiliari), e prima si fa meglio è sicuramente, se non altro per l’ efficacia stessa delle osservazioni. Chi governa però, deve sempre sapere che chiedere lumi su ciò che si sta facendo è possibile sempre, anche ad interventi ultimati e quindi agire nel massimo della correttezza e del controllo di chi esegue le indicazioni politico-amministrative: visto ciò che sta succedendo all’, per chi governa non è consigliabile neppure l’ingenuità.
Non credo abbiano molte responsabilità i verdi e gli ambientalisti locali, come dalle domande poste sembra si lasci intendere. Il movimento ambientalista e i verdi, anche se presenti a corrente alternata negli anni precedenti, hanno da sempre e con chiarezza avanzato proposte per la riconversione territoriale ed economica del versante orientale e del comprensorio riese.
Come sempre ognuno ha visto il suo film, nel senso che è possibile leggere la realtà in modi diversi e variegati, talvolta opposti, ma una logica comune e un filo conduttore, rispetto a quello che è successo negli ultimi 10 anni a Rio Marina, esistono e sarà difficile sostenere il contrario.
La chiusura delle miniere negli anni 80 segna la tappa conclusiva di una vicenda iniziata almeno 10 anni prima. Già da allora cominciarono a circolare le prime ipotesi di recupero delle aree minerarie e di tutto il versante visto che questo praticamente coincide con esse.
Ricordiamo la proposta Garavini. In quella e in altre successive, ma soprattutto in quelle idee di recupero avanzate dal movimento ambientalista (Associazione Elbaviva, Italia Nostra) era evidente lo sforzo di valorizzare un patrimonio unico al mondo.
Citiamo solo gli studi propositivi del compianto Alberto Riparbelli, uno dei pochi esperti del nostro paese di archeologia industriale che suggeriva il recupero dei vecchi cantieri e dei vecchi impianti nell’ottica di una parco minerario di interesse mondiale. Ma non solo, le indicazioni mettevano l’accento anche sulla necessità di una riconversione turistica attraverso la realizzazione di nuovi posti letto all’interno del centro abitato, la progettazione di una viabilità alternativa e il recupero del patrimonio culturale e fisico della marittimità riese: piccola cantieristica e strutture diportistiche.
Queste in estrema sintesi le proposte e il patrimonio di idee che è venuto da ambientalisti certo non di maniera, semmai di miniera. Abbiamo visto realizzarsi molto poco. Ma non competeva certo a noi, senza essere al governo: la responsabilità deve essere imputata a chi ha amministrato in questi decenni, spesso con improvvisazione, con scarsa conoscenza dei problemi e dei processi, ambientali ed economici… e intanto quel patrimonio unico al mondo (cosa che a sentirsi così spesso citata a molti riesi credo inizi a stare sulle scatole) ma soprattutto quella enorme potenzialità economica di attrarre ricchezza attraverso investimenti pubblici e privati (alla luce del sole) e flussi turistici conseguenti che ha questo comprensorio, rischia di concretizzarsi solo in inutili anfiteatri e villaggi paese o altre impossibili volumetrie a beneficio solo degli speculatori.