Proteggere il nostro mare. Novembre 1998
I dati sull’inquinamento batteriologico delle acque antistanti l’Elba diffusi dall’Arpat questa estate hanno continuato a darci l’immagine di un mare quasi privo d’inquinamento. Sarà pure trascurabile l’inquinamento batteriologico ma altri problemi ecologici forse anche più gravi ci assillano purtroppo come in tutto il resto del Mediterraneo.
Cominciamo dal catrame e dalla plastica, per fare riferimento a due fonti di inquinamento sotto gli occhi di tutti. Quello della plastica è un annosa questione. Rispetto a 12 anni fa (era il 1986 quando le associazioni ambientaliste avevano quasi raggiunto l’obiettivo di mettere al bando i sacchetti e i contenitori di plastica attraverso la campagna “Cento Comuni contro la plastica”) c’è da registrare la completa inerzia delle amministrazioni comunali, non più pungolate a dovere dalla associazioni… Eppure da lì bisognerà ripartire se vogliamo cominciare seriamente a ridurre il carico di inquinanti che vengono riversati nel mare. Non si tratta, come allora, di demonizzare la plastica ma di chiedere alle istituzioni che non siano più prodotti quegli involucri di plastica di cui possiamo fare benissimo a meno, che nascono già come rifiuti.
Alle amministrazioni comunali e all’Ente Parco chiediamo di farsi promotori, per la prossima stagione, di una campagna di sensibilizzazione per limitare il consumo di tutti gli involucri di plastica che se gettati nel water, come avviene sovente, passano le magli dei cosiddetti depuratori (che sono invece semplici omogenizzatori dei liquami fognari), e tornano attraverso le condotte sottomarine in mare e sulle spiagge. L’elenco è lungo ma i cotton fioc sono quelli che più si notano, basta passeggiare lungo le spiagge. Insieme ai cotton fioc si osservano, mescolati nella sabbia e tra le alghe, una grande quantità di filtri di sigarette. Nella stagione estiva è difficile trovare un angolo di spiaggia ma anche una scogliera che non sia una piccola discarica di mozziconi di sigarette che aspettano la prima mareggiata autunnale per essere dispersi nel mare dove andranno ad alimentare la quantità di sedimenti estranei all’ecosistema marino (i filtri delle sigarette sono prodotti con cellulosa trattata chimicamente che risulta inappetibile ai batteri marini).
Anche per questo problema sollecitiamo le autorità di proporre per la prossima stagione dei cartelli da porre all’imbocco delle spiagge in cui si invitino i fumatori a una maggiore responsabilità. Piccoli gesti quotidiani, all’apparenza innocui, come quelli di buttare una cicca, ripetuti ogni giorno migliaia e migliaia di volte possono essere micidiali per l’ambiente.
Riguardo al catrame è noto che il Tirreno è interessato da un intenso traffico di petroliere. Queste scaricano il greggio nei terminali della Liguria e spesso, per risparmiare tempo e denaro, lavano le cisterne in mare. A norma di legge la pulizia delle cisterne dovrebbe essere fatta nei porti ma sembra che la capitanerie di porto non abbiano gli uomini e i mezzi sufficienti per il controllo di tutto il movimento marittimo. Vale la pena di ricordare che il lavaggio delle cisterne rappresenta oltre il 90% dell’inquinamento da idrocarburi del Mediterraneo.
Pochi mesi fa è morto Jacques Cousteau, uno dei più appassionati studiosi del mare e soprattutto del Mediterraneo. Non si è mai stancato di denunciare che la vita in questo mare sta morendo e che ormai bisogna agire in tempi rapidi se non vogliamo spingere l’inquinamento fino alle estreme conseguenze. Tutti possiamo fare qualcosa affinché questo non avvenga, sia nei nostri consumi e comportamenti quotidiani sia dando il nostro fattivo sostegno alle associazioni di cittadini che si stanno dando da fare contro l’indifferenza dei governi centrali e locali verso questo grave problema da cui dipende la stessa economia delle popolazioni rivierasche.