Isola d’Elba. Aree protette e agricoltura. Giugno 2003

Isola d’Elba. Aree protette e agricoltura. Giugno 2003

Spesso nei nostri interventi, anche parecchio tempo prima dell’istituzione del parco, dicevamo come gli ingredienti principali di esso dovessero essere rappresentati dall’agricoltura e dalle miniere, come se oltre alle evidenti emergenze naturalistiche, sparse su tute le isole dell’Arcipelago, questi due macro temi riunissero le particolarità e le peculiarità di questa area protetta.

E’ opportuno però sgombrare il campo dagli slogan e dalle operazione di facciata se davvero vogliamo affrontare con serietà questi due argomenti.

  1. Agricoltura significa aree agricole, pezzi significativi di territorio da dedicare concretamente a questa attività. E non solo agriturismo o marchi di qualità o strade del vino. Questo comporta la presa d’atto che la maggior parte degli strumenti urbanistici approvati o in corso di approvazione da parte delle amministrazioni comunali elbane hanno scarsa o scarsissima considerazione delle aree agricole, prevedono il loro riempimento col cemento, spesso con il pretesto della prima casa e con l’obiettivo di una loro lottizzazione a fini speculativi, intendo seconde, terze e quarte case da mettere sul mercato. Da questa spirale perverse, al di là delle frasi di circostanze delle occasioni pubbliche e delle belle parole introduttive che si leggono nelle introduzioni ai piani strutturali, se ne può uscire attuando, fin dove ora è possibile (visto che un primo percorso è già stato fatto) attuando un serio controllo e indirizzando le scelte delle amministrazioni comunali attraverso il Piano per il Parco. Inutile qui proporre la solita musica delle competenze e del dentro e del fuori: il ruolo in positivo di un’area protetta si misura anche dalla capacità di governo e di incidenza su scelte di questo tipo.
  2. Ma non solo. La questione della competenza può  essere risolta una volta per tutte attivando il procedimento istitutivo delle aree contigue, anziché perdersi in inutili progetti di allargamento della superfiche protetta a mare (come se 60.000 ettari non rappresentassero un ampio territorio che fa del nostro parco la più grande area protetta a mare d’Europa). Questi permetterebbe un governo unitario e omogenee anche di quelle parti del territorio che per responsabilità dei nostro amministratori, molti passati ma anche molti presenti, sono inspiegabilmente rimaste fuori dai confini del Parco.
  3. Ma non solo. Le aree contigue assicurerebbero la passibilità di applicare gli incentivi che il Parco deve prevedere per le attività agricole. Quando, qualche anno fa, per la prima volta, il Parco riuscì a mettere insieme le associazione dei coltivatori, sindacati, nella firma di un protocollo d’intesa sull’agricoltura (che ancora oggi attende di essere applicato), molte organizzazioni di categoria degli agricoltori, che prima avevano osteggiato la nascita del parco, rendendosi conto che fuori dei confini dell’area protetta non potevano essere investiti i fondi degli incentivi, chiesero, in quel documento, l’istituzione delle aree contigue; se questo vi pare poco. Nessuno però, ad oggi, Regione, Provincia, Parco, ha preso l’iniziativa e  avviato questo processo. Forse è bene, prima approvare tutti i piani strutturali ?
  4. Quindi non serve e non ci basta che si parli di attività agricole solo in termini di marchi di qualità e di agriturismo. Senza il recupero e la riconversione del territorio all’agricoltura vera, questi due temi rischiano di essere vuoti di contenuti e rappresentano solo operazioni di facciata. Certo il tutto deve essere attuato attraverso un piano particolareggiato di recupero   delle attività agricole, prevedendo incentivi , aiuti nella stesura dei progetti di sviluppo aziendale e dei piano agricoli, promovendo la costituzione di cooperative o altre forme di aggregazione societaria per la produzione agricola ecc. Le iniziative e i finanziamenti, specie quelli comunitari per questo tipo di attività non mancano certo.
  5. Altrimenti l’agriturismo rischia di divenire solo un pretesto per costruire altri appartamenti. Vi siete mai chiesti perché, a differenza di quello che succede nella vicina Toscana e in genere dappertutto, qui all’Elba non esiste un’azienda agricola che offra anche la ristorazione: la risposta è ovvia, perché conviene costruire gli appartamenti, perché la musica va suonata in questo modo. Quindi parliamo  di prodotti tipici e tradizioni del territorio, ma cominciamo a cambiare musica.
  6. Nell’invito alla riunione notiamo che sono assenti le organizzazione di rappresentanza toscana dei produttori biologici e anche quelle individuate alla legge per la certificazione, che invece erano presenti alla sottoscrizione del protocollo citato. Forse sarebbe opportuno pensare, nelle mosse successive, ad un loro coinvolgimento che può rappresentare in termini di sostenbilità ambientale, di aggancio alle tematiche delle produzioni tipiche e tradizionali, di competenza e di esperienze in corso, un ricco patrimonio da utilizzare.

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