L’economia dell’isola. Elba, aprile 1995

L’economia dell’isola. Elba, aprile 1995

Le associazioni ambientaliste firmatarie giudicano positivamente l’accordo stipulato tra le categorie economiche e le forze sindacali sulle questioni dello sviluppo del territorio elbano e sulle problematiche di assetto socio-economico del comprensorio. Le organizzazioni ambientaliste locali hanno da tempo sostenuto l’esigenza di una profonda riconversione dell’economia dell’isola,  in quanto i meccanismi che hanno assicurato la fortuna elbana nel settore turistico appaiono non più percorribili, pena il decadimento della qualità della vita di tutti i cittadini e lo spreco definitivo delle risorse territoriali, ambientali e culturali.

La sostanza dell’accordo, il metodo del confronto, la discussione sui punti trattati,  rappresentano senz’altro fatti importanti sui quali è possibile costruire più ampie piattaforme d’intesa tra tutte le componenti sociali ed economiche e i cittadini.

Il primo punto che l’intesa in questione affronta è quello legato allo sviluppo. Vorremmo dare il nostro contributo su tale tema.  Nella nostra società e nel nostro piccolo crediamo non abbia più senso parlare di sviluppo, soprattutto riferendolo all’utilizzo delle risorse naturali e quindi a quelle umane. Da diversi anni si parla ormai di sviluppo associandolo all’aggettivo sostenibile. Questa definizione è stata chiarita per la prima volta nel 1982 dalla Commissione Brundtland (la Commissione Mondiale per l’Ambiente e per lo Sviluppo fu incaricata dalla Nazioni Unite di formulare un’agenda mondiale per il cambiamento). Nel documento della Commisione si legge: “l’umanità ha la possibilità di rendere sostenibile lo sviluppo, cioè di far si che esso soddisfi i bisogni dell’attuale generazione senza compromettere la capacità di quelle future di rispondere ai loro… lungi dall’essere una definita condizione di armonia, è piuttosto un processo di cambiamento tale per cui lo sfruttamento delle risorse, la direzione degli investimenti, l’orientamento dello sviluppo tecnologico e i cambiamenti istituzionali siano resi coerenti con i bisogni futuri oltre che attuali.” La velocità dei cambiamenti (spesso degli stravolgimenti) che la civiltà occidentale impone alla  terra ed agli uomini è vertiginosa, ed in pochi anni anche il concetto di sviluppo sostenibile sembra superato. Più che altro sembra entrato in crisi il concetto stesso di sviluppo. Nel rapporto annuale pubblicato dal Worldwatch Institute sullo stato del nostro pianeta si legge: ” … Gli economisti credono che il progresso tecnologico possa superare tutti i limiti. Il loro punto di vista prevale nel mondo dell’industria e della finanza, presso i governi e negli organismi per lo sviluppo internazionale… Secondo gli ecologi tutti i processi di crescita sono invece limitati, circoscritti all’interno dei parametri naturali dell’ecosistema terrestre, essi vedono il danno che la crescita dell’attività economica provoca ai sistemi e alle risorse naturali. Il punto di vista ecologico sostiene che continuare a perseguire ciecamente la crescita che porterà al collasso economico”. Quindi più che di sviluppo secondo noi è opportuno cominciare a parlare di uso sostenibile delle risorse ambientali, di utilizzo equilibrato di tutti i beni che la natura  ci ha messo a disposizioe in vista di un miglioramento sostanziale della nostra qualità della vita, per noi e soprattutto per i nostri figlie e i figli dei nostri figli.

Ecco perché, anche quando  nel documento siglato, si parla del turismo, è opportuno secondo noi non parlare più di sviluppo, ma di riconversione dei flussi turistici, basandosi su una loro diversa programmazione in vista della qualità dei servizi offerti. Ci pare positivo, in questo senso il punto dove si afferma che è opportuno fermarsi nella edificazione delle strutture ricettive: dobbiamo migliorare l’esistente, e nel caso di nuove dobbiamo eventualmente costruire provedendo tutto quello che nuove edificazioni comportano per un territorio già saturo di cemento e di infrastrutture.

In sostanza è arrivato il momento di smettere di parlare di salvaguardia e di valorizzazione ambientale: dobbiamo cominciare a fare, a fare conoscendo bene le situazioni che si affronteranno e gli interventi che si vorranno programmare per un miglioramento sostanziale della qualità della vita sulla nostra isola.

Sarebbe davvero una bella vittoria sull’inerzia e sull’apatia nella quale si trova il nostro territorio da decenni, se riuscissimo a far sedere tutti insieme:  le forze sociali e sindacali, le organizzazioni di categoria, il movimento ambientalista e del volontariato, e non ultimo i livelli istituzionali, per discutere sul futuro della nostra isola. Per programmare insieme e proporre delle scelte che siano in linea con i tempi che sono mutati, con una realtà che è difficile da gestire e per questo abbisogna di conoscenza e di  competenza, ma soprattutto di buona volontà, alla quale ci pare sia improntata l’intesa recentemente raggiunta.

Portoferraio, 24 aprile 1995

Associazione Ecologica Elbaviva, WWF Sezione Arcipelago Toscano, Italia Nostra Portoferraio

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