Nuove elezioni. Elba, aprile 2009

Nuove elezioni. Elba, aprile 2009

Ci avviciniamo ad un altro appuntamento elettorale che potrebbe, nuovamente,  modificare gli assetti istituzionali della nostra isola e i relativi equilibri che si sono consolidati negli ultimi anni.

Anche il Parco Nazionale, inevitabilmente, risentirà del nuovo clima che si andrà definendo, come ha risentito della nuova situazione seguita alle elezioni politiche che hanno portato al governo la colazione di centro destra.

Proprio sul parco vorrei esprimere alcune considerazioni anche in riferimento a quanto, negli ultimi giorni compare sulla stampa.

Leggo sempre con piacere gli interventi di Yuri Tiberto, brillante e vivace intelligenza nostrana, sempre molto preparato e competente e condivido in parte la sua posizione relativa ai Parchi e alle aree di particolare pregio ambientale.

Vedo però che le questioni da lui sollevate e poste anziché creare un dibattito costruttivo che porti poi anche, dove necessario, a modificare le cose che davvero non funzionano, vengono utilizzate, spesso, ad alzare ulteriori barricate ideologiche tra quelli che ancora credono nel Parco e quelli che non ne hanno mai condiviso la presenza e tantomeno l’utilità.

Anch’io come Yuri credo che da parte del Parco sia stato un po’ superficiale e approssimativo liquidare l’impegno di Carlo Gasparri nella Commissione sulle AMP con la posizione resa nota alla stampa. Si può non condividere la concezione di Gasparri sulle aree marine e sui parchi, sui meccanismi della loro gestione,  ma certo Carlo –al di la dei suoi grandi meriti sportivi- è persona competente e capace e soprattutto profondo conoscitore del nostro ambiente marino.

Al contempo però le alzate di scudi in difesa di Gasparri o semplicemente quelle prese di posizione che hanno evidenziato l’inopportunità della precisazione da parte del parco, sono sicuramente andate fuori tema.

Certo che il Parco, in quanto soggetto gestore e istituzione pubblica avrebbe dovuto essere coinvolto dal Ministero, come è stato sempre fatto per ora, nella decisione relativa alla Commissione per le AMP. Ma non sempre, come sappiamo a livello romano le cose procedono come la logica vorrebbe.

In ogni caso non credo che il Parco Nazionale abbia oggi una “esclusiva nella gestione del nostro bene primario che è la Natura” come si legge in un recente intervento sulla stampa; questi, in forza della normativa e delle leggi approvate dal Parlamento del nostro paese, è un soggetto che, sulla base di strumenti di pianificazione ampiamente condivisi con le Comunità Locali, deve gestire i territori di sua competenza, al fine di garantire e di promuovere, in forma coordinata, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale.

Il dato più negativo che emerge da alcuni interventi è, secondo me, la percezione e la concezione che oggi si ha del parco nazionale.

La normativa –secondo alcuni oggi poco adeguata a gestire fenomeni complessi di interazione tra uomo, ambiente ed economia- ha rappresentato e rappresenta ancora una ottima opportunità per il nostro paese, ritagliando ai parchi (gli enti gestori delle aree protette)  il compito di proteggere ma anche quello di valorizzare.

Purtroppo, male comune nella nostra Italia dei compromessi e dei trucchetti politici, spesso i parchi sono divenuti piccoli (con sempre più esigui trasferimenti in denaro dal governo centrale, perché forse l’ambiente è poco significativo e importante) centri di potere, ingessati dai veti incrociati e quindi scarsamente operativi: precari equilibri politici, compromessi sui confini delle aree da proteggere e sulle persone da nominare negli enti; forse mai, se non in rari casi, le persone giuste sono andate al posto giusto.  Diviene allora facile, e forse ingenuo accusare le aree protette in quanto tali, ma non giusto, perché alla fine a sbagliare sono solo le persone.

Il nostro paese, il nostro pianeta e  l’umanità, hanno un disperato bisogno di tutto quello che oggi i parchi potrebbero esprimere al meglio, hanno un disperato bisogno delle energie pulite, della sostenibilità economica e ambientale, del contatto vero con la natura e con le tradizioni autentiche, del recupero della cultura e delle attività tradizionali, prima di tutto l’agricoltura, in chiave moderna e sostenibile.

Oggi ovviamente non è così. E il nostro Arcipelago Toscano, quel nostro amato, voluto e conquistato parco è la declinazione imperfetta di questa situazione. Quattordici anni persi dietro a battaglie di nomi e documenti,  e tutti attendiamo ancora , salvo i proclami, di vedere cosa significhi davvero la sostenibilità ambientale applicata alle nostre isole.

Oggi è necessario più che mai che le aree protette dimostrino al meglio ciò che possono dare, forse non ci saranno molte altre occasioni: già da più parti si chiedono radicali cambiamenti della normativa o declassamenti dei parchi nazionali a riserve regionali.

Altrimenti, dopo aver sostenuto ed essersi spesi per un cosa buona, molti di noi, pur nella consapevolezza di essere stati dalla parte giusta, non avranno più argomenti concreti da opporre all’evidente andamento delle cose.

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