Aree protette. Arcipelago Toscano. Atto secondo, novembre 2000
Da tre anni l’Arcipelago Toscano è Parco Nazionale. L’Amministrazione dell’Ente si è dovuta confrontare con una realtà insulare politicamente frammentata, quindi debole e incline ad un ribellismo che si è da subito incistato in focose posizioni ideologiche.
E’ comprensibile che in questa situazione l’Ente Parco abbia cercato fin dall’inizio il consenso da parte di quelle categorie sociali ed economiche che, incomprensibilmente riottose e contrarie, nella realtà avrebbero avuto importanti vantaggi dall’istituzione del parco stesso.
Quella fase è oggi conclusa. E’ venuto il momento, ci sembra, di passare dalle operazioni “promozionali” a quelle di tutela e conservazione dell’ambiente naturale. E’ tempo di rivolgere ora l’attenzione alle richieste di coloro che hanno voluto il Parco. Sarebbe stato possibile intervenire anche prima, con operazioni “simboliche” sulle quali vi sarebbero state poche voci contrarie, poiché, da anni se ne parla e mai nessuno che abbia detto il contrario.
Parliamo, per esempio, delle zone umide di Mola e Schiopparello e di ciò che rimane della duna di Lacona, vere “Case del Parco”.
Brevemente ricordiamo che alle spalle della spiaggia di Lacona si trova l’ultima zona dunale dell’Arcipelago. Situata nel comune di Capoliveri, nonostante le pesanti manomissioni, ha conservato una flora ed un micro habitat che, con interventi di ricostituzione già sperimentati in Italia e in altre parti d’Europa, in breve tempo potrebbe diventare uno dei luoghi più rilevanti del Parco.
Le zone umide litoranee di Mola, nell’omonimo golfo diviso tra i comuni di Capoliveri e Porto Azzurro, e quella delle Prade, nel golfo di Portoferraio, sono le altre due emergenze ambientali sulle quali dovrebbe concentrarsi l’attenzione del Parco. Si obietterà che la piana di Schiopparello-Le Prade fu incomprensibilmente esclusa dalla perimetrazione del Parco: è stata fatta un’indagine sulla proprietà dei terreni? Può darsi che i proprietari siano disponibili a cederne l’uso, o la stessa proprietà, in vista di un restauro che valorizzi e preservi naturalisticamente la zona. Poteva comunque essere messa in cantiere Mola (che si trova all’interno del perimetro del Parco), dove un buon restauro avrebbe convinto della necessità di effetture un intervento simile anche alle Prade.
Diamo atto all’Amministrazione del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano di aver operato in un ambiente difficile e tante volte ostile fino alla violenza e all’intimidazione, di essere comunque riusciti a radicare e a realizzare opere importanti come la sentieristica; chiediamo di passare alla seconda fase, che: indirizzi le risorse economiche e umane verso una grandiosa opera di restauro ambientale che coinvolga il mare e le terre dell’Arcipelago; conservi e tuteli ciò che gli è stato consegnato con tutti i mezzi a disposizione, così da non dover più assistere, per esempio, alla costruzione di nuovi edifici sulla scogliera in zona a parco, come il promontorio dell’Enfola; l’Amministrazione dell’Ente sia esempio di efficienza, correttezza, trasparenza e buon rapporto con la popolazione; sia riferimento e indirizzi le Amministrazioni nell’uso sostenibile delle risorse. Chi conosce la legge sulle aree protette sa che quest’elenco fa parte delle finalità, è la filosofia che stà alla base della legge stessa: si individuino pertanto le priorità e vi si concentrino le risorse, al fine di realizzare sull’Arcipelago una civiltà insulare all’altezza del compito che ci spetta nel Mediterraneo.