25 aprile 2025, ottanta anni fa
25 aprile. Festa della resistenza, della liberazione dell’Italia dal fascismo. Dalle ceneri del fascismo nacque la Repubblica Italiana e la sua Costituzione.
25 aprile. Cade definitivamente il regime fascista e finisce l’occupazione nazista in Italia. In quel giorno insorgono le città Genova, Torino e Milano; è il culmine della Guerra di Liberazione portata avanti per venti mesi da partigiani antifascisti contro le forze naziste e il regime collaborazionista della Repubblica Sociale Italiana.
In seguito all’armistizio, 8 settembre 1943
- nelle zone non ancora liberate dagli Alleati, le truppe tedesche in Italia diventano forza di occupazione e Mussolini costituisce la Repubblica Sociale in continuità con il regime fascista.
- Il Re e il nuovo primo ministro Badoglio fuggono da Roma per rifugiarsi a Brindisi,
- I gruppi antifascisti, che avevano continuato in clandestinità la propria attività, organizzano una rete di resistenza armata alla quale prendono parte migliaia di cittadini: studenti, operai, intellettuali, contadini, artigiani e soldati, uomini e donne di ogni ceto sociale si uniscono per combattere il nuovo volto dell’oppressione fascista e nazista.
E’ la Resistenza.
Roma. Battaglia di Porta San Paolo. Il primo scontro importante atto avviene a Roma, il 10 settembre, quando reparti dell’esercito italiano e centinaia di semplici cittadini tentano di impedire l’entrata delle truppe naziste nella Capitale, lasciata senza alcuna protezione da parte del Re e di Badoglio. Fu un atto eroico, destinato alla sconfitta per l’impari rapporto di forze, ma che rende evidente come la maggioranza degli italiani non fosse più disposta a sottostare al fascismo e al suo alleato nazista.
Insurrezione di Napoli. Vittoria in questo caso. I nazisti occuparono la città nel settembre 1943. Napoli è una città devastata dai bombardamenti, caduta sotto il giogo di un occupante che aveva dato il via al reclutamento forzato degli uomini e ai rastrellamenti per la loro deportazione verso i campi di lavoro. Fin dai primi giorni si susseguirono azioni di resistenza, che culminarono il 26 del mese in un’insurrezione generale della cittadinanza che in quattro giorni portò alla fuga delle forze naziste e fasciste. Sono le quattro giornate di Napoli un’insurrezione popolare con la quale, tra il 27 e il 30 settembre 1943 la città si libera dai nazisti e dai fascisti. E’ la prima città d’Europa a liberarsi da sola dai nazisti: migliaia di donne e uomini, giovani e adulti, antifascisti storici e semplici cittadini esasperati dalla guerra, si ribellarono in maniera spontanea, senza un comando strutturato che guidasse la rivolta. Il primo giorno di ottobre le forze alleate, sbarcate tre settimane prima a Salerno, poterono entrare in una città già libera.
Passano mesi prima che le truppe alleate riescano a sfondare la linea difensiva Gustav, creata dai nazisti lungo il confine tra Campania e Lazio fino a Ortona in Abruzzo.
Roma viene liberata il 4 Giugno 1944, dopo quasi nove mesi di occupazione che schiacciarono con il terrore ogni tentativo di insurrezione con la complicità di una fitta rete di collaborazionisti italiani fascisti, spesso organizzati in vere e proprie bande, che dietro compenso denunciavano gli antifascisti e rivelavano i nascondigli usati dagli ebrei per sfuggire alla deportazione verso i campi di sterminio. A Roma non vi fu una rivolta popolare, ma i gruppi organizzati della Resistenza non cessarono di compiere azioni contro nazisti e fascisti. Le furiose rappresaglie dei soldati del Terzo Reich erano probabilmente riuscite a congelare l’insurrezione generale: la popolazione, terrorizzata, in maggioranza preferì aspettare che fossero gli alleati a liberare la città.
Dopo la liberazione di Roma, i nazisti e i fascisti della Repubblica Sociale organizzarono la ritirata per assestarsi lungo una nuova linea difensiva (la linea Gotica) che si estendeva dalla provincia di Massa e Carrara a quella di Pesaro e Urbino.
Firenze. La linea Gotica tagliava in due la città di Firenze e il fiume Arno era diventato, nell’estate del ’44, la trincea del nuovo scontro tra i partigiani e i nazifascisti. Tutti i ponti sul fiume, a eccezione di Ponte Vecchio, furono fatti saltare con la dinamite: da un lato dell’Arno la città poteva organizzare l’insurrezione generale, pur se sotto il fuoco dei franchi tiratori fascisti che fino all’ultimo spararono sui partigiani e sulla popolazione civile, mentre dall’altro lato le truppe naziste erano intenzionate a non abbandonare le proprie posizioni. All’alba dell’11 agosto il Comitato di Liberazione Nazionale, formato dagli esponenti di quasi tutti i partiti antifascisti, dette il via alle operazioni contro i soldati del Terzo Reich. Quella di Firenze fu la prima insurrezione organizzata, una vera e propria azione preparata militarmente dai gruppi partigiani. La battaglia infuriò per venti giorni, strada per strada, e solo il 31 agosto caddero le ultime roccaforti naziste.
Dopo la liberazione di Firenze, lo slancio dell’avanzata alleata perdette forza e i nazifascisti riuscirono a resistere per tutto l’autunno e l’inverno sulla nuova linea difensiva. Furono mesi di terrore e di stragi per la popolazione del Nord Italia, e solo nella primavera del ’45 le azioni congiunte delle forze alleate e dei gruppi partigiani riuscirono a imprimere quella svolta nelle operazioni che portò alla liberazione di tutto il paese.
Il 21 aprile fu liberata Bologna e nei giorni immediatamente successivi ogni indugio venne superato: il 25 il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia diffuse il proclama che precedette l’insurrezione generale.
Genova. La prima città del Nord Italia a insorgere è Genova, seguita da Torino e Milano. La cittadinanza si riversa nelle piazze, mentre gli operai occupano le fabbriche per proteggerle dalla possibile distruzione da parte delle truppe di Hitler.
Le formazioni partigiane scendono dalle montagne per combattere con le armi le sacche di resistenza nazifasciste e mantenere l’ordine nelle città che si stavano liberando, in attesa dell’arrivo delle truppe alleate.
Mussolini e i gerarchi nazisti e fascisti tentano di giungere a un accordo con il Comitato di Liberazione Nazionale, chi per avere salva la vita e chi per permettere una ritirata ordinata dall’Italia: “Resa incondizionata o niente”, fu la risposta. Di fronte all’insurrezione non restò loro altra scelta che la fuga.
Il 28 aprile viene ucciso Mussolini e il 2 maggio le forze naziste in Italia firmano la resa. Del fascismo e dell’occupazione nazista rimangono ormai solo le macerie e i lutti.
Lo spirito della Resistenza e della Liberazione: “Popolo genovese, insorgi! Il mondo ci guarda. Dobbiamo riscattare l’umiliazione di ventitré anni. Dobbiamo essere degni della vittoria! Dobbiamo meritarci la libertà! Viva l’Italia democratica”. Fu questo il comunicato del Comitato di Liberazione Nazionale Liguria che dette il via all’insurrezione di Genova.
Testimonianza di Carlo Chevallard (Museo diffuso della Resistenza, Torino): “Abbiamo toccato finalmente il fondo dell’abisso: cominciamo con animo lieto a risalire la lenta china che ci permetta di ritornare alla dignità di nazione grande, sì, ma soprattutto libera e civile”.
“Quanto sangue e quanto dolore per arrivare a questa Costituzione! Dietro a ogni articolo di questa costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta. Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, questo è un testamento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra Costituzione.” Pietro Calamandrei, Discorso sulla Costituzione agli studenti di Milano – 1955
Sono passati 80 anni dal 25 aprile del 1945. Il ricordo e le memorie perché permanga la consapevolezza della notte nera che attraversò l’Italia nel ventennio fascista e perché la storia non si ripeta. Non bisogna dunque dare mai per scontati i diritti riacquistati con il sangue dei caduti per la resistenza.Oggi dobbiamo ricordarci che l’antipolitica, il populismo, il rifiuto dalla partecipazione, mettono sempre fortemente a rischio la democrazia.
Pietro Nenni nel 1971, durante un’intervista disse: “Non c’è bisogno di un tipo eccezionale per farne un simbolo! Basta un esaltato qualsiasi, uno stravagante ritenuto innocuo, un vanitoso in cerca di successo. Mussolini, del resto, cos’era nel 1920 e anche nel 1921 e ’22? Aveva preso quattromila voti nelle elezioni del 1919: quattromila voti a Milano, la città che praticamente dominava dal 1913, quand’era divenuto direttore dell’Avanti!. Era pronto a scappare in Svizzera, credeva più in questa ipotesi che in quella di recarsi a Roma per formare un governo. E invece si recò a Roma. Come io temevo. Perché sapevo che quando gli avventurieri, anzi i condottieri, agiscono in una società malata, tutto diventa possibile. Sicché è da incoscienti sorridere e dire dov’è oggi un Mussolini? Dov’è oggi un Hitler?. Lo si inventa un Mussolini, lo si inventa un Hitler. E per inventarlo bastano cento giornali che quotidianamente dicano è un grand’uomo, un papa che dichiari è l’uomo della provvidenza, magari un Churchill che affermi è il primo dietro il quale sento una volontà italiana. Come accadde per Mussolini.”
L’antifascismo è la nostra costituzione. E’ l’antifascismo che tiene insieme gli articoli in cui si snoda la Costituzione. Festeggiamo il 25 aprile per ricordare e onorare la memoria di coloro che hanno sacrificato la propria vita affinché potesse essere scritta la nostra straordinaria Costituzione della Repubblica Italiana antifascista.