Anniversari. 1984

Anniversari. 1984

39 anni. 29 gennaio 1984. Il tempo trascorso da quel giorno che segnava un punto di svolta. Non tanto per la mia storia con Ombretta, la più grande gioia e regalo che il destino su questa terra mi ha fatto. Quanto perché quel giorno segnava, quasi alla fine dell’avventura terrena di mio padre, il passaggio dall’adolescenza alla maturità.

Fu un giorno di mesta felicità, in cui tutti si dovettero adattare ad una situazione inconsueta. La nostra scelta fu quella di fare l’ultimo regalo a babbo Emilio, vederci uniti in un vincolo per lui importante, quasi una certezza in più per affermare che la famiglia c’era e qualcuno si sarebbe preso cura della sua cara Ada. Ma fu una scelta sofferta, dovevamo conciliare un momento di festa e di entusiasmo con la severa realtà della malattia e della morte.

Un’altra scelta, per esaudire ancora un suo desiderio: il matrimonio in chiesa, cosa che avremmo volentieri evitato. Ma scegliemmo Poggio e Don Franco, caro amico sacerdote, sincero compagno di scuola, di giochi e di avventure.

La chiesetta (la chiesa-fortezza medievale) di San Niccolò di Poggio accolse il gruppetto poco numeroso, molte facce tristi e occhi arrossati, alcuni sorrisi nella speranza di un futuro migliore del presente.

Ricordo la partenza da Rio. Ombretta si preparava nella sua casa di San Giovanni. Io ero a Rio. La casa del Sasso era baciata dal sole ma l’atmosfera era molto pesante. Babbo che stava male sopraffatto dal dolore e mamma austera e durissima nei miei confronti (e di tutti quelli con cui incrociava lo sguardo), soggiogata dalla sofferenza,  dal dolore della certezza della sua imminente perdita: lui sta morendo e voi pensate ad altro.

Riuscii comunque a vestirmi, preparami per il mio matrimonio ed a partire per Casa Barabba e per Poggio, senza di lei e, ovviamente, senza di lui. Non lo avevo immaginato così il mio matrimonio.

Poggio, San Niccolò, freddo pungente, ma sole deciso. Testimoni Mario e Pina, Fabrizio è rimasto a preparare per il pranzo nunziale a casa a Rio; Luigi (il mio grande amico) e Loredana, Antonio e Gisella, la compagna del tempo di un grande play boy, Mario, Sandra, Pablo, zio Edilio, zia Liria e Morella.

Don Franco mi fece piangere, era inevitabile, forse lo avrei fatto comunque anche senza le sue parole. Ombretta era delicata, dolce e bellissima. Ed io sopraffatto dal dolore. Non ho conservato nessuna foto di gruppo, forse nessuno avrà pensato di farle.

 Ricordi sfumati sulla strada del ritorno verso l’oriente dell’isola. Ancora di più di quel pranzo di nozze, nella casa del Sasso, sempre con la mente a quel letto intriso di dolore e sofferenza, ma anche di felicità, speranza e gioia.

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