Spaggia di Cutro, 26 febbraio 2023

Spaggia di Cutro, 26 febbraio 2023

Tragedie e morti affogati in mare. Forse non ho capito bene, oppure noi semplici cittadini con un minimo di raziocinio, siamo troppo ingenui. “Dobbiamo impedire le partenze”, oppure: “Non devono partire”, cioè dobbiamo evitare che decidano di partire, così si risolve il problema. Certo se nessuno parte, nessuno muore affogato in mare; o meglio nessuno muore di fronte alle nostre coste, muore nei luoghi della disperazione che vuole, ovviamente lasciare.

Ogni partenza è un universo di dolore, è il tentativo di vivere e di non morire, è una decisione sofferta su cui si puntano una intera vita, spesso molte vite, e scegliere di partire, di muoversi da una condizione di dolore verso la speranza è un diritto sacrosanto di ogni essere umano.

Come se un viaggio di un ministro fosse meno importante di una viaggio per la vita. Inconcepibile e assurda questa frase e questa posizione politica. Chi decide di partire da quei paesi in cui i diritti umani sono negati, vive una vita fatta di sopraffazioni, di continua violenza e spesso di miseria, paesi che coincidono con i cosiddetti last twenty, gli ultimi venti al mondo per reddito pro-capite, aspettative di vita, attraversati da guerre e conflitti alimentati dalle nostre industrie di armi e di chi vuole controllare le loro risorse.

Chi decide di partire sui barconi della speranza sa benissimo a quale sorte può andare incontro ma è spinto dalla disperazione e mosso da una flebile fiammella di speranza “forse ce la possiamo fare”. E chi è disperato non si muove con la logica di chi vive nell’occidenti agiato, o quella di un uomo politico con responsabilità di governo.

Migranti partiti dall’Africa e dall’Asia col sogno di raggiungere l’Europa. Ma annegati durante la traversata, prima di toccare terra. A volte a pochi metri dalla costa, come è accaduto per il barcone partito da Smirne. Il mare diventa così un vero e proprio cimitero che inghiotte i corpi senza più restituirli per la sepoltura o l’identificazione.

Manca l’empatia, la capacità di immedesimarsi nella vita altrui, di mettersi nei panni dell’altro, di immaginarsi come sarebbe la tua, se la fortuna avesse scelto di farti nascere in un posto diverso da quello dell’occidente agiato. 

Il nostro Presidente ha chiesto maggiore collaborazione all’Europa. Certo è giusto chiederla e normale pretenderla, visto che uomini donne e bambini sbarcano sulle nostre coste per raggiungere i paesi al nord.

Ma nel caso della tragedia di Crotone, come in tutte quelle passate nel Mediterraneo, (26mila morti in dieci anni), un grande paese come l’Italia, con in suoi 8.000 chilometri di coste protesi nel mare su cui navigano, anche, i barconi della speranza, dovrebbe avere l’umanità e la forza di evitare la morte, di aiutare, come normalmente avviene nelle regole della navigazione e nell’etica di qualsiasi uomo di mare, chi si trova in difficoltà tra le onde assassine.

Poi ovviamente colpire i trafficanti di esseri umani che sanno perfettamente i rischi a cui sottopongono questa parte di umanità. I trafficanti impiegano gommoni e barche fatiscenti. Ed a guidarle sono spesso gli stessi migranti che vengono addestrati in pochi minuti e in modo sommario prima della partenza. E’ la realtà, purtroppo, realtà, che chi decide di partire conosce fin troppo bene ed è consapevole dei rischi a cui va incontro, ma il desiderio di cercare una vita migliore determina la scelta. Così accade nella narrazione (Le nuotatrici, The Swimmers), della regista britannica con cittadinanza egiziana Sally El Hosaini che racconta nel suo film l’esperienza reale dell’incredibile viaggio nel 2015 verso l’Europa di due sorelle, Yusra  e Sarah Mardini, costrette a fuggire dalla Siria devastata dalla guerra.

Una donna, sopravvissuta alla tragedia di Cutro diceva, piangendo: “perché non ci volete, perché non ci aiutate?”. Fino ad oggi ad aiutare sono state le ONG messe parzialmente fuori gioco da recenti decisioni politiche, e uomini e donne delle forze dell’ordine che negli ultimi 10 anni si sono prodigati nel soccorso e nell’aiuto; ma la politica, quella vera ha solo messo ostacoli e barriere tra le barche e il desiderio di uomini, donne e bambini di scendere a terra per avere salvala vita e la speranza.

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