La Tonnara e il promontorio dell’Enfola. Una proposta. 11 dicembre 1994

La Tonnara e il promontorio dell’Enfola. Una proposta. 11 dicembre 1994

Note progettuali di intervento

Inquadramento della zona. Il tratto di costa che da Portoferraio si sviluppa in direzione nord-ovest, costituisce una della zone più interessanti sotto il profilo biologico dell’intera isola.

Subito dopo la punta del Grigolo, infatti, incontriamo la prima area di tutela biologica costituita in Italia (1970): ci troviamo davanti alla spiaggia delle Ghiaie. Seguendo la linea di costa, le scogliere euritiche, di un bianco finissimo, offrono una cornice paesaggistica unica. I fondali sono ricchi di secche e di vegetazione, e numerose sono le specie ittiche presenti.

La costa, prima di descrivere un’ampia insenatura in prossimità del Viticcio, termina con il promontorio dell’Enfola. Per tutti gli elbani, l’Enfola significa, prima di tutto, mare pescoso, ambiente naturale e acque limpide.

E’ qui che almeno fino al 1954 era in funzione una delle due tonnare esistenti sull’isola.

Rimane l’enorme edificio (utilizzato anche per la lavorazione in loco del pescato) situato alla base del piccolo istmo che unisce il promontorio al resto dell’isola.

L’edificio a pianta rettangolare offre notevoli volumi suddivisi in diverse stanze, alcune collegate alla lavorazione, altre a servizio di chi lavorava nella struttura (come la piccola cappella). Si sviluppa su due piani, più un piano sopraelevato attaccato al corpo centrale.

Il valore architettonico della struttura si concilia mirabilmente con l’ambiente nel quale è inserito, circondato dal mare, nella cornice del golfo del Viticcio, con alle spalle il massiccio granodioritico del Monte Capanne.

Note naturali. Il promontorio rappresenta un angolo naturale incontaminato, un piccolo ma fornitissimo museo all’aperto. Le peculiarità geologiche della penisola sono di notevole valore scientifico; la storia geologica è leggibile nelle pareti scoscese e nelle scogliere a picco sul mare. La vegetazione costituisce un giardino botanico con alcune rarità di grande interesse.

Morfologia. Il promontorio chiude a NE la grande ansa formata dai tre golfi di Procchio, Biodola e Viticcio, delimitando quest’ultimo. E’ congiunto al sistema collinoso di Monte Poppe da un’esile penisola che termina in una spiaggetta ghiaiosa fra la Punta Sansone e la Tonnara, indicando un attacco alla terraferma avvenuto in tempi recenti, come attesta anche lo stesso toponimo Enfola, probabilmente derivato dal latino “insula”. Il promontorio è formato da una collinetta approssimativamente conica, con un perimetro di circa 2,5 km, e con pendenza uniforme di 20° – 25°, che si appiattisce verso la quota massima di 135 m. terminando poi a picco in mare, con un brusco salto di pendio da 20 a 50 m di altezza. La costa, specie nelle parti esposte verso il mare aperto, dove più intensa è l’azione dei marosi, risulta piuttosto frastagliata e incisa da numerose punte, sporgenze e piccole cale; sono presenti due scogli, uno davanti alla punta terminale del promontorio, detto La Nave, e uno nel golfo di Viticcio, detto Schiappino, sono ambedue alti poco più di 14 m e di dimensioni inferiori ai 50. Interessanti e spettacolari sono i fenomeni di erosione costiera, con ripide falesie, guglie e canaloni scavati nel porfido compatto e omogeneo, poco franoso e poco erodibile, che tiene pendii molto ripidi; l’azione demolitrice delle mareggiate, molto frequenti e forti dai quadranti nord-occidentali, data la posizione esposta e gli alti fondali presenti davanti al promontorio si fa più intensa dove le rocce sono maggiormente fessurate.

Geologia e litologia. La penisola dell’Enfola è costituita nella sua quasi totalità da porfidi granitici che, provienenti dal plutone granodioritco del Monte Capanne, si sono intrusi nelle rocce sedimentarie, consolidandosi successivamente in condizioni filoniane.

I tipi litologici sono costituiti dai porfidi granitici, dall’eurite e da flysh cretaceo.

Clima. I dati provengono dalla stazione di Portoferraio, e possono essere considerati validi anche per l’Enfola, salvo qualche differenza dovuta all’incidenza dei venti.

La temperatura media annuale è di circa 17°, con un massimo in luglio-agosto (28) e un minimo in gennaio febbraio (10). Il valore medio delle precipitazioni è di circa 585 mm, e rientra nei minimi di piovosità dell’intera isola.

Profilo della vegetazione. Il dato deve essere considerato come una rappresentazione indicativa d’insieme e non come copertura media del terreno da parte della vegetazione. Si nota una netta dominanza di Pino domestico, Pino d’Aleppo e del Leccio negli strati più alti. Negli strati inferiori si evidenza la presenza di componenti tipici della macchia mediterranea, come l’Alaterno, l’Erica Arborea, il Mirto, il Lentisco, il Corbezzolo insieme ad altri elementi (particolarmente le graminacee) che indicano il degrado subito dall’ambiente. In prossimità delle scogliere e nelle aree limitrofe domina la vegetazione delle rupi marittime: Elicriso, Cineraria, Barba di Giove. Interessante la componente vegetale costituita da essenze caratteristiche dell’ambiente mediterraneo: Cisto, Rosmarino, Spartium, Lavanda. Da segnalare la presenza di numerose specie di orchidee.

Avifauna. Il promontorio dell’Enfola presenta una comunità di uccelli costituita da circa 20 specie. La relativamente elevata ricettività ornitologica, può essere attribuita alla discreta densità di specie. E cioè: specie ubiquiste (Merlo, Occhiocotto e Sterpazzolina), non territoriali (Cardellino), attratte dalla presenza di particolari condizioni della zona (Pigliamosche.

Assume particolare importanza la coesistenza di diverse associazioni vegetali di limitata estensione che rendono la zona estremamente varia. Risultano così dominanti specie tipiche di habitat molto diversi quali la Capinera, l’Occhiocotto, il Pigliamosche, il Verdone.

La Capinera appare più numerosa nella zona litoranea sud-occidentale ove si ha una notevole presenza di leccio.L’abbondanza di specie come il Verdone e il Cardellino deve essere attribuita alla presenza di conifere autoctone; lo stesso vale per il Verzellino. L’unico Lanide presente è l’Averla Piccola. Nelle rupi marittime del versante orientale incontriamo il Passsero Solitario. Interessante è il rilevamento di due Silvidi: la Magnanima e la Sterpazzola di Sardegna.

Infine si rileva la presenza del Gabbiano Reale, del Gabbiano Corso e del Corvo Imperiale.

La registrazione del Gabbiano Corso (il più raro gabbiano d’Europa e tra i più rari del mondo) è probablmente imputabile alla presenza di qualche coppia nidificante lungo le coste solitarie dell’isola e di individui erratici non nidificanti.

INTERVENTI

Per il recupero e la fruzione dell’edificio (e conseguentemente del promontorio), sarà necessario predisporre un progetto particolareggiato di utilizzo.

Di seguito indichiamo alcune linee guida per la elaborazione del progetto.

L’EDIFICIO. L’idea è quella di realizzare un Centro di Educazione Ambientale. L’attività dovrebbe essere incentrata, in prima istanza, sul mare e sulla sua fruizione, attraverso la realizzazione di un Centro di Studio sulla biologia marina con laboratori ed aule attrezzate.

Le linee guida sulle quali far crescere e sviluppare l’attività del centro, dovranno basarsi, essenzialmente su tre concetti: il viaggio, il viaggiatore, il limite, il diverso. Si tratta di stimolare la curiosità e l’interesse dei fruitori del centro attraverso le tecniche avanzate dell’educazione ambientale, rivolgendosi ai concetti della conservazione e della valorizzazione dell’ambiente, della sostenibilità (in linea con quanto previsto dall’agenda 21 del vertice di Rio de Janeiro), e inquadrandoli in una realtà geografica unica e stimolante sotto molti aspetti.

ASPETTI SOCIO-ECONOMICI. INDIRIZZO E CONSIDERAZIONI SULL’ATTIVITA’ DA SVOLGERE NEL CENTRO. * Intanto ci troviamo in una terra che già da diversi anni vive di turismo. Ma di un turismo fatto solo di consumo, che è industria. Questo ha impoverito la cultura e l’ambiente dell’isola, ma non lo ha ancora distrutto.

* Dunque il viaggio, il viaggiatore contrapposto al turista. Il secondo consuma, il primo ricerca, scopre, osserva.

* Il limite. Un limite fatto di poca terra, un limite fatto di mare, quindi un fragile equilibrio, esile ma importantissimo per la vita. Un limite che molto spesso stimola ad andare oltre, alla scoperta dello scrigno prezioso costituito dalle piccole isole.

* E, in questo piccolo scrigno quante cose diverse tra loro (dalla flora appenninica a quella delle dune). La diversità come ricchezza nella natura e tra gli uomini.

Le piccole isole italiane, soffocate dall’industria turistica, fatta di cemento, speculazione, consumo delle risorse, tutto concentrato in un momento preciso dell’anno, stanno morendo. E’ una morte dell’ambiente, ma soprattutto della cultura e della civiltà delle isole, che è la civiltà del mare. Abbiamo detto che il turismo è industria: le nostre isole non hanno più una civiltà, il turismo non lo è. L’obiettivo alto di questa operazione potrà e dovrà essere la rinascita graduale, dal basso, della cultura del mare, il recupero delle attività e delle tradizioni, in un’ottica moderna. Dal Centro di Educazione Ambientale potremo promuovere la Scuola del Mare, formare le nuove professioni della gente delle isole, offrendo così ad esse un futuro meno incerto. Quelle professioni che si collegano alle aree protette, ai parchi (a un parco difficle come quello dell’Arcipelago Toscano) come modelli di sviluppo sostenibile, e che richiamano alla civiltà e alle tradizioni dell’isola, in un nuovo modo di fare turismo e cultura.

Qualsiasi argomentazione di sviluppo economico dell’Arcipelago deve fondarsi, sulla misura: l’unità di misura per le isole è la comunità che vi risiede, l’ampiezza e la peculiarità del territorio.

Lo sviluppo turistico è proporzionato solo quando può essere gestito e vissuto nella sua globalità dalla popolazione residente. Quando le leve decisionali delle iniziative sono delegate a gruppi finzanziari esterni, alle lobbies della speculazione e del cemento, ha inizio un processo di colonialismo che si innesta sulla stessa popolazione residente, importando modelli avulsi dal tessuto socio-economico dell’isola, di matrice continentale e solo consumistica.

Questo processo uccide l’identità locale nelle sue tradizioni e nel suo ethos e da l’avvio ad un impoverimento, oltre che territoriale, sociale e culturale.

All’Elba il consolidamento dell’attività turistica è avvenuto a caro prezzo. Negli anni 50-60 era di moda chiamare vocazione degli isolani il turismo, che vocazione non era affatto, ma semmai era dura necessità per sopperire alla morte delle vocazioni vere. Il proliferare scomposto di case, villette, residences, non fu senza danno, e l’isola dovette scontare (e sconta) la sua frenesia costruttiva con il caos estivo, e il soffocamento delle sue attività, la mortificazione grave dell’agricoltura, la perdita del quieto vivere. La corsa alla vendita della proprie case produsse lo spegnimento, quasi totale delle comunità residenti. Gli isolani si sono lasciati prendere da una specie di cupio dissolvi del benessere promesso dal turismo.

Un nuovo modo di fare turismo, allora. Il futuro delle isole: nel recupero e nello sviluppo delle tradizioni e delle attività artigianali, aperte ad un turismo educativo e alla ricerca scientifica, nella formazione e costruzione delle nuove professioni legate al territorio, all’ambiente, alla loro conservazione, valorizzazione e fruzione intelligente.

Le settimane blu (azzurre o verdi, o come si vogliano chiamare) rivolte a tutte le scuole italiane ed estere, con alcune offerte proponibili alle università del nord-Europa, programmabili nel Centro avrebbero, oltre alla possibilità di studiare e conoscere l’ambiente marino, diverse opzioni per le attività da svolgere (escursionismo, scuola di vela e di altro collegato al mare, scuola di sub, seawhatching, birdwhatching, laboratori didattici sulla storia naturale).

All’interno dell’edificio potrebbe essere prevista poi, la realizzazione di un museo etnografico sul mare.

E’ indispensabile organizzare all’interno dell’edificio degli spazi destinati alle attività a servizio dell’Enfola: questa zona registrava qualche anno fa un notevole degrado, dovuto essenzialmente dalla mancata regolamentazione delle attività nautiche, dalla presenza esuberante di imbarcazioni davanti alla spiaggia messe a casaccio e dall’accesso incontrollato di roulotte e campers che stazionavano liberamente e massicciamente nel piazziale e nelle piccole spiagge. Fortunatamente l’impegno di una locale associazione ha permesso di recupere questa grave situazione di degrado, e con interventi mirati è stato regolamentato l’accesso via terra e via mare, e gli spazi comuni vengono oggi utilizzati in maniera più razionale che nel passato. L’associazione dovrà, dunque, essere uno dei soggetti coinvolti nella gestione dell’Enfola.

LA PENISOLA. Le possibiltà offerte dall’ambiente terrestre della penisola sono molteplici. Possiamo prevedere punti di osservazione per l’avifauna, percorsi didattici arredati sulla vegetazione e sulle caratteristiche naturali della zona.

Il WWF si propone, in questa prima fase, come interlocutore per definire la destinazione del patrimionio architettonico e naturale dell’Enfola, e in seguito per ricercare fondi e finanziamenti necessari per attuare il progetto, per promuovere e pubblicizzare la zona e le attività che in essa si svolgeranno.

Una volta chiariti gli obiettivi e i programmi, la nostra associazione ritiene utile offirsi come soggetto gestore degli spazi delle attività programmabili nella zona. Questo chiaramente, con la collaborazione delle istituzioni e delle associazioni che vorranno e potranno partecipare al progetto sulla base delle linee concordate.

(Il testo corsivo fa riferimento, rispettivamente a: “Il Sistema museale dell’Arcipelago Toscano”, e “Le isole del ferro”.)

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