Parco marino. 4 novembre 2001
Di nuovo si concentrano le preoccupazioni e l’attenzione sul parco: allarme vogliono fare anche il mare, da Roma, come sempre!
Condivido molto di quanto ha scritto la direttrice di questo giornale, la sfida è una sfida culturale, che misura la capacità delle istituzioni, che rappresentano le popolazioni dell’arcipelago, di confrontarsi, proporre e scegliere, insieme alle associazioni di categorie, il disegno del proprio futuro.
Sarebbe utile e istruttivo, documenti alla mano, ricostruire il ruolo marginale, intriso di vittimismo e mancata considerazione, che hanno voluto giocare i nostri amministratori in relazione all’istituzione del Parco Nazionale. Hanno parlato di scelte imposte, ma spesso hanno richiesto accordi sottobanco, della serie questo in cambio di quello.
Ma questo appartiene al passato, il Parco oggi c’è e rappresenta un bene prezioso per tutti, e tutti dobbiamo contribuire, anche se non sempre è facile, affinché funzioni al meglio.
In ballo oggi c’è la questione del mare e cioè dell’estensione dei confini a mare per quelle isole che non ne hanno nemmeno un pezzettino all’interno dei confini del Parco. Stiamo parlano di un ordine del giorno approvato in Senato. Il documento in questione è il primo passo per stabilire, anche per l’Elba, come completare la protezione a terra già avviata.
Credo che sia necessaria una discussione approfondita tra le categorie economiche, il sindacato, le associazioni ambientalistiche e le istituzioni, per arrivare ad una proposta seria e credibile.
Il forte fenomeno turistico che interessa la nostra isola non consente di applicare misure, in termini di estensione e di vincolo, tipo Montecristo, quindi non si può gridare alla scandalo perché non sarà più possibile fare il bagno.
Non sono attuabili modelli di parco che prevedano divieti di balneazione su tutto il territorio o su buona parte di esso. Credo però sia possibile applicare modelli di protezione puntuali, tipo Port Cros (Parco Nazionale in Francia), e cioè individuare piccole zone di protezione, coincidenti con gli areali naturalisticamente più rilevanti, che permetteranno di conservare e valorizzare l’intero ecosistema marino. Il nostro modello è la zona di tutela biologica delle Ghiaie a Portoferraio, che richiama ogni anno migliaia di sub.
Queste aree, poi, potranno essere motivo di richiamo turistico, perché, sulla base di una severa regolamentazione, sarà possibile immergersi e iniziare a vedere quello che oggi, per la pesca a strascico indiscriminata non si può vedere. Da non dimenticare che l’Elba, e territori attigui, sempre dentro il Parco, rappresenta il punto più frequentato dai centri di immersione, che movimentano, in bassa stagione, cifre considerevoli.
Ma arriviamo anche alla pesca a strascico. Finalmente, se attuato, l’ordine del giorno presentato dalla senatrice De Petris, potrà fermare la distruzione totale dell’ambiente marino perpetrata dalla pesca a strascico, vero flagello per i nostri mari, da tutti individuato da tanto tempo, ma per il quale nessuno si è mai impegnato concretamente.
Sarà possibile così rilanciare il ruolo della pesca costiera e della piccola pesca, rispondendo alle aspettative che i pescatori da subito hanno riposto nel parco quale nuovo volano di sviluppo per un settore in crisi. Cero non sarà una strada facile, ma la chiarezza sugli obbiettivi e sulle aspettative è indispensabile per percorre questa strada e raggiungere alla meta.