Isola d’Elba. La follia del potere e della politica. 1 giugno 2004
La perversa spirale del malaffare si abbatte si di un’isola abbandonata a se stessa dalla classe politica e dagli amministratori locali; politici e amministratori, nella maggior parte dei casi, troppo presi dal governare il proprio orticello e presi per niente dal governare il territorio e progettare il futuro sostenibile per questa terra.Un’isola lasciata in mano all’incompetenza, all’improvvisazione, spesso alla corruttela che sta inquinando pesantemente il suo tessuto sociale.
Le grande battaglie degli ambientalisti, ricordo per prima quella grande contro la costruzione della mega-centrale a carbone a Piombino, hanno sempre e comunque fatto riferimento ad una costante: l’inadeguatezza della classe politica, sia a destra che a sinistra a governare questa terra. Abbiamo richiesto più volte che si avviasse rapidamente il processo di semplificazione amministrativa in modo da ridurre il numero dei comuni, ridurre il numero degli amministratori (169 per 30.000 cittadini residenti), per evitare che in ogni comune dal più grande al più piccolo poche manciate di voti, poche famiglie potessero controllare le pubbliche amministrazioni attraverso il controllo del consenso, attraverso lo scambio di favori e la tutela di interessi privati; abbiamo chiesto che le scelte riguardanti il territorio venissero discusse con le associazioni di categoria con quelle ambientaliste, con i cittadini. A cominciare dai rifiuti, passando per la gestione delle risorse idriche e per finire a quelle urbanistiche. Niente di tutto questo è avvenuto in questi anni, ogni comune è andato e sta andando avanti per la sua strada, ogni sindaco diviene il fulcro di un potere sordo alle indicazioni che vengono dal tessuto sociale, ma che riesce a sentire solo chi ha più potere e chi è portatore di interessi economici forti. Nemmeno con la grande novità del Parco Nazionale, impantanatosi subito nelle logiche di potere figlie del nepotismo politico, siamo riusciti a modificare questa situazione
Non sempre c’è bisogno della magistratura per criticare scelte sbagliate; nel corso di questo ultimo ventennio abbiamo da sempre segnalato che le leggi di protezione ambientale non venivano applicate nel rilascio di molte concessioni urbanistiche, (i nostri amministratori divenivano sempre più bravi per aggirare gli ostacoli normativi); questo non significa che tali scelte nel merito e nel metodo fossero sostanzialmente sbagliate, anche se dal punto di vista legale non fossero illegittime.
All’insipienza politica si mescola, l’ignoranza della complessità dei fenomeni che interessano la società e il territorio, la scarsa cultura urbana e urbanistica e così tutta la pianificazione, tutti i piani di qualsiasi genere e tipo, da quelli sociali a quelli urbanistici divengono la semplice sommatoria di quegli interessi che ogni amministrazione, in questa logica, si trova costretta a tutelare.
Non è giusto per la nostra gente, non è giusto per la nostra isola, non giusto per quella parte sana di cittadinanza che lavora onestamente che produce onestamente e che onestamente ha scelto di vivere su questa isola meravigliosa. Non è giusto per le generazioni che nel passato hanno sfruttato le risorse di questa terra, per quei contadini che nel versante occidentale ci hanno lasciato un patrimonio inestimabile di storia e di cultura, non giusto per le generazioni di minatori che si sono spezzate le schiene nelle nostre miniere.
E’ vero che molti hanno beneficiato di questo sistema: il concetto che dobbiamo far costruire le seconde case per poi affittarle (senza la minima professionalità e qualità) è così “mantenere i figli agli studi” ha prodotto, insieme a tanti altri fattori, quelle spirali di perversione che inquinano la società. Ma non è così per tutti.
E’ giunto il momento di voltare pagina, è giunto il momento di fare appello a tutte le forze sane di questa nostra società insulare per costruire il nostro futuro sostenibile e tutti insieme sfruttare i grandi strumenti a cominciare dal Parco Nazionale e le grandi potenzialità culturali economiche e territoriali che la nostra isola fortunatamente ancora ha.