I verdi e l’isola. 26 maggio 2004
Abbiamo contribuito alla costituzione di un’alleanza che ha le carte in regola per governare bene la città. Ma vorremmo che i cittadini, i movimenti e tutti quelli che si sentono affini alle nostre idee sui temi dell’ambiente e della qualità della vita comprendessero appieno il significato della nostra presenza in questa consultazione elettorale.
Sono decenni che ci sgoliamo urlando il nostro degno per come viene amministratoli territorio sulla nostra isola,abbiamo visto amministrazioni di destra e di sinistra compiere scelte scellerate o peggio ancora non governare, non scegliere nascondendosi dietro il dito dei commissari che da sempre hanno gestito il nostro futuro: dai rifiuti alle condotte idriche. Ebbene finalmente ci sono le condizioni per iniziare a cambiare rotta; ci sono gli uomini e le idee giuste che ci hanno fatto scegliere di impegnarci per dimostrare che la sostenibilità ambientale e la qualità della vita non sono solo idee astratte.
Gli strumenti urbanistici rappresentano all’Elba la merce di scambio sulla quale si innestano manovre clientelari e interessi economici. E’ giunta l’ora di cambiare. I piani urbanistici debbono rappresentare il sistema di governo del territorio basato sulla sostenibilità. Basta con nuove costruzioni che non servono più a nessuno, se non a pochi, si allo sviluppo delle aree agricole, si a coloro che hanno diritto alla prima casa.
Abbiamo vinto una grande battaglia. Il parco è lì, fermo e immobile,impantanato nelle logiche di potere dalle quali la politica non sa ancora liberarsi. Eppure proprio il parco può darci gli strumenti per governare meglio il nostro territorio. Grazie agli incentivi che possono essere attivati per le ristrutturazioni, lo sviluppo delle attività agricole e agrituristiche, e altri piccoli grandi interventi ai quali possiamo pensare (questa volta volando alto);
ad esempio perché continuare a tenerci la selvaggia giungla di antenne e di parabole nel centro storico, una delle città fortificate del’500 più importanti d’Europa: come succede nel nord europa un’unica antenna, di modeste dimensioni può risolvere il problema;
ad esempio perché non iniziamo ad imporre che le linee elettriche vengano interrate, come già succede in Italia;
ad esempio perché nelle ristrutturazioni e nelle nuove concessioni edilizie non rendiamo obbligatorio la doppia tubazione con recupero delle acque, magari utilizzando i finanziamenti del parco. Qualcuno potrà obiettare: ma figuriamoci se il parco può prevedere simili finanziamenti. Certo che lo può basta che i nostri sindaci facciano funzionare la comunità del parco, che faccia il piano di sviluppo economico e sociale nel quale le comunità locali chiedono e il parco da. C’è un immagine che rende quest’idea. Una bicicletta. Ai tempi delle feroci polemiche sul parco eravamo soli a sostenerlo, e sindaci, di destra e di sinistra giù a dire “non conteremo più niente..” ebbene il piano di sviluppo economico e sociale è la bici che nessuno ha ancora pedalato per dire (da parte di sindaci, amministratori, cittadini) cosa vogliamo.
Abbiamo pensato solo agli alberghi, al turismo, alle case da affittare (con le quali mantenere i figli agli studi); un’elbano su due ha una casa che d’estate affitta; giustamente. Fa parte del contesto sociale di un territorio votatosi al turismo. Non abbiamo pensato però alla qualità di questo turismo; non abbiamo pensato alla qualità della nostra vita d’inverno e d’autunno, non abbiamo pensato a cosa proporre al nostro figlio quando rientra dall’università, se non arrovellarci per piazzarlo da amici degli amici.
Pensiamo allora davvero alla qualità del turismo.Voglio solo darvi un’immagine per dire come si può cambiare. Il sentiero che conduce alla spiaggia di Sansone. Per arrivare ad una delle spiagge più belle della costa nord, una delle più incantevoli scogliere del mediterraneo si passa per un sentiero sconnesso e pericoloso, polveroso, sporco di ogni rifiuto da quelli organici copiosi e variopinti di provenienza umana e animale a quelli inorganici. Ebbene qualità del turismo vuol dire intervenie su questi aspetti del territorio: non è necessario aprire nuovi accessi al mare è indispensabile mantenere quelli esistenti, migliorandone l’agibilità e rendendoli belli come al nostra terra.
E pensiamo anche alla qualità della nostra vita durante il letargo.
Ma perché questa condanna del letargo. Questa specie di morte sociale e civile. Perché fa parte della stile di vita sul quale ci siamo adagiati. Allora iniziamo progettare la città a misura dei bambini, voliamo alto con la grande idea, che noi verdi già lanciammo più di 10 anni fa, del campus scolastico, grande palestra didattica per tutti; pensiamo alle politiche di assistenza e coinvolgimento dei nostri anziani (senza immaginare soluzioni di ghettizzazioni sperperando denaro pubblico in inutili opere; pensiamo a noi e agli altri animali …