E come potevamo noi cantare. 28 novembre 1995
E come potevamo noi cantare con il piede straniero sopra il cuore, fra i morti abbandonati nelle piazze..
Così il dolore della guerra trovava sfogo nella poesia di Salvatore Quasimodo (in Alle fronde dei salici): la ragione e la parola erano mute di fronte alle atrocità ed alla assurdità della guerra.
E come possiamo noi cantare, dire, spiegare le nostre opinioni ed entrare nel merito della discussione relativa all’istituzione del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano?
Una vicenda che ha tinte, certo, meno drammatiche rispetto ai terribili anni della seconda guerra mondiale, ma una cosa in comune ce l’ha: l’irrazionalità; anche in questo caso la ragione ha da tempo abbandonato la discussione.
Dall’inizio, quando le prime polemiche facevano capolino basandosi su pseudo informazioni diffuse ad arte per creare il fronte del NO al parco (si pensi al primo volantino, nel quale si affermava che il parco limitava la libertà di ognuno “di vivere sulla nostra isola”), abbiamo invocato la razionalità, il buon senso, cercando di interpretare la legge e di prevedere se questo parco avrebbe potuto essere una cosa buona per le isole toscane. Ma oggi, dopo mesi di polemiche, di divisioni, dopo le manifestazioni di piazza, si continua a scivolare sempre più verso un tono di discussione molto basso (del tipo al peggio non c’è mai fine), veramente lontano dalla ragione.
Addirittura si usano i mezzi di stampa, o gli stessi mezzi di stampa si mettono al servizio della disinformazione, cercando continuamente la polemica perché porta lettori, cercando ad ogni costo la notizia che non c’è, su una questione che comincia ad essere morbosamente metabolizzata da un opinione pubblica che, dopo tutto quello che si dice (non si potranno più fare lumache, funghi, il filo spinato dovunque, il mare: chissà se potremo tuffarci e bagnarci, e le navi da dove passeranno e poi vengono da Roma a comandare …), si sente defraudata dei propri diritti; si usano i mezzi di stampa per fare terrorismo, diffondendo luoghi comuni e disinformazione (prendiamo la locandina di un quotidiano locale “Nuove tasse con il Parco dell’Arcipelago”: inutile smentire, sarebbe un offesa all’intelligenza dell’uomo. Sempre un quotidiano locale titola qualche settimana fa “Proteste dei pescatori contro i vincoli imposti dal Parco”: ma ci sono già dei vincoli che il Parco ha imposto? Questi vincoli riguardano tutto il mare dell’arcipelago e le attività di pesca?
Eppoi ci si lamenta da parte degli amministratori locali, da parte dei sindaci, addirittura da parte della nuova schiera che si definisce “antiparco”, che la gente è disinformata: prendete due quotidiani che nella pagina locale titolano lo stesso giorno rispettivamente: “Il PDS unito contro il Parco”, e l’altro “Che il parco si faccia. All’Elba il PDS insiste”. Si avete letto bene lo stesso giorno, incredibile!
E’ colpa dei giornalisti, si dirà, ma davvero, il PDS da quale parte sta? E non ci raccontate che il partito della sinistra è da quella del parco umanamente possibile; non possiamo credere all’esistenza di una legge, oltretutto discussa da tutte le forze politiche per più di un ventennio, umanamente impossibile (come afferma qualcuno degli antiparco).
Ci sarebbe piaciuto, subito dall’inizio della vicenda, scendere concretamente nel merito dei problemi posti dalla istituzione del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, senza pregiudizi, senza posizioni prese, senza letture forzate della legge sulle aree protette, senza imposizione, senza scelte che venissero esclusivamente dall’esterno (calate dall’alto, come si ama ripetere) e poco dall’Elba.
E quello delle scelte calate dall’alto, dal punto di vista storico, è un capitolo relativamente nuovo per l’Elba, ma che purtroppo sembra destinato ad allungarsi per molto tempo: su tante questioni, altro che gli elbani, (e l’Elba agli elbani e simili castronerie) hanno scelto gli altri, perché gli elbani quelli che potevano o meglio erano obbligati a scegliere, non hanno mai scelto, per mancanza di preparazione, per scarsa volontà, a volte per interesse: così è successo e succederà ancora per i rifiuti, per l’acqua, per i trasporti, per i servizi sanitari (basti pensare allo smantellamento dei reparti ospedalieri in una realtà insulare come la nostra).
Ancora oggi non è venuto il momento di una discussione concreta e razionale, basata su termini chiari e senza alchimie.
Per questo ci limitiamo solo ad indicare alcuni punti che, secondo il nostro parere, sono importanti, o meglio saranno importanti forse domani, quando sarà possibile un confronto sereno su questa vicenda.
1. Le associazioni ambientaliste, in testa Elbaviva, nella ottica propositiva che da sempre le contraddistingue, hanno formulato nel 1994 la loro proposta nel merito di una possibile perimetrazione del parco, ma non hanno mai sostenuto o assunto posizioni massimaliste, propendendo per il “tutto dentro”, come qualche giornalista spesso ripete. Ci rendiamo conto che questo ruolo può risultare utile quando si vuol trovare un capro espiatorio, ma non è cosi.
2. Esprimendosi nel merito del possibile perimetro gli ambientalisti hanno condiviso lo spirito della legge. Oggi si stente continuamente parlare di una legge diabolica fatta apposta per sopraffare le comunità locali. Noi crediamo che la 394 sia una buona legge, migliorabile come tante altre leggi, ma i sindaci le istituzioni debbono decidersi una volta per tutte se esprimersi nel merito della legge o nel merito del perimetro. Anche qui troppo comodo stare con lo stesso piede in due staffe diverse.
3. Anche sul perimetro si notano emergere evidenti contraddizioni nei termini del problema. Buona parte degli amministratori e alcune categorie affermano che non vogliono un parco museo, mummificato, imbalsamato, e in questo senso la legge viene in soccorso di tali paure ponendo l’accento sulle possibilità di sviluppo socioeconomico. Eppoi si dice che che il parco “possibile umanamente” deve interessare solo le reali “emergenze naturalistiche”, come dire solo i santuari della natura: quella filosofia che ha ispirato la nascita dei primi parchi al mondo e che è puramente conservazionista e “museificante”.
4. Il ruolo delle istituzioni locali è stato veramente desolante in questa vicenda. Come soffia il vento. Ad aspettare l’ennesima proposta di decreto, calata dall’alto, senza mai essere veramente propostive.
E’ mancato anche un ruolo forte del Ministero dell’Ambiente e della Regione Toscana, nell’opera di informazione e di promozione dell’idea di parco; è mancata da parte loro la capacità di confronto con le amministrazioni locali; è mancata la loro presenza costante.
5. Non bastava un parco, sembra ce ne sia più di uno.
Ci soffermiamo ancora ma brevemente su un articolo comparso su di un quotidiano locale “Turismo alternativo: un progetto per una zona ricreativa sulle colline di Bagnaia”, dove per caso alcuni privati cittadini si sono trovati miracolosamente (altro che madonnine piangenti) proprietari di 114 ettari (?) e “in un panorama locale un pò inflazionato da tutta una serie di parchi (ma quali?)… spunta questa nuova iniziativa surrogata (vorremmo che la redazione chiarisse il valore semantico di tale termine) da un gruppo di privati cittadini”. Addirittura per questi privati cittadini si prepara una variante al Piano di Fabbricazione, senza aspettare l’approvazione del Piano Regolatore Generale, perché questo intervento si reputa urgente, di pubblica utilità per un gruppo privato di cittadini. E così, mascherandosi con un intervento pseudo-ambientale stile città della domenica, un ulteriore passo per perdere davvero la nostra cultura riducendola ad una rappresentazione meramente consumistica e folcloristica, che si concretizza nell’ennesima cementificazione di una zona ancora ancor integra.
Ma anche per alcune associazioni ambientaliste (da verificare se siano le più numerose e rappresentative dell’isola) i parchi sono più di uno. Incredibile, citiamo direttamente dalla stampa: “le aree che ricadono nel costituendo Parco Minerario… vanno stralciate avendo i due parchi finalità e forme di gestione diverse”. Ma perché la nostra legislazione indica tale distinzione?
Traduzione: nel comprensorio minerario esiste un progetto di circa 2.000 posti letto, il villaggio paese, hotel a cinque stelle e cosi via, e queste zone non possono essere inserite nel Parco Nazionale per non compromettere questa nuova grossa cementificazione, ma, crediamo, compromettendo definitivamente le possibilità di un vero e duraturo rilancio per il versante delle miniere.
6. L’Elba agli Elbani. Marciana ai marcianesi, Rio ai riesi, e qui come a Campo e Capoliveri si pone il problema delle marine che sono molto, molto vicine; per cui Marciana Alta ai marcianesi e Marciana Marina ai marinesi, Rio Alto ai riesi (o buchinesi) e Rio Marina ai piaggesi, e si potrebbe anche arrivare per Cavo ai cavesi, e chiaramente Portoferraio ai portoferraiesi, magari ognuno col il suo bel dazio e appena si oltrepassa il confine: un fiorino! Anche perchè poi, Piombino ai piombinesi: pensate alla soglia del secondo millennio, a quasi trent’anni dalla passeggiata di Armstrong e Aldrin sul nostro satellite; già e la luna a chi?
Si, anche noi come elbani vorremo scegliere (scegliere davvero, non “non scegliere” come dicevamo poco sopra) sul nostro futuro; avere di fronte le diverse possibilità, valutarle, discuterle, eppoi scegliere, consapevoli che viviamo in un mondo interdipendente, fatto di mille legami, dove ogni scelta è di tutti, almeno dei nostri figli, dei nostri nipoti, dei nostri vicini, dei nostri conoscenti, e dei nostri simili, non solo, egoisticamente, nostra.