Irragionevole eppure spiegabile malessere dei No Vax
Postmodernismo, il tempo della crisi della rappresentanza e della fine dei grandi conflitti ideologici: il complottismo e il cospirazionismo sono diventate forme della politica.
Secondo Fredric Jameson filoso statunitense oggi è più facile immaginare la fine del pianeta che quella del capitalismo; affermazione mutuata dal pensiero di Mark Fisher (scrittore, filosofo, attivista e critico britannico, scomparso nel 2017). Jameson ci parla della impossibilità di far convivere in un mercato libero concorrenziale con regole valide per tutti gli attori dell’economia, regimi politici opposti e ideologicamente ancora troppo distanti tra loro. Così credo sia ipotizzabile dedurre che è impossibile cambiare il mondo. L’universo complottista ha quindi a disposizione (forse) tre modalità di comportamento, combinate tra loro.
- Le persone si illudono di cambiare almeno loro stesse (da qui, senza fare di tutta un’erba un fascio, la fortuna delle culture new age e delle medicine alternative).
- Le persone cercano di vendicarsi contro i potenti (vedi il successo delle forze populiste dai 5 stelle a Orban).
- Le persone coltivano l’idea che solo pochi illuminati possano riconoscere la vera matrice della pandemia in corso, seguendo una traccia che ricalca lo schema meta-politico dell’Apocalisse, alla quale sopravvivono solo i giusti destinati a rifondare la polis.
A questa tipologia di risposte, magari, appunto, combinate tra loro, è possibile abbinare i seguenti scenari di rischio
- Contro il sistema, in genere. Gli apprendisti-stregoni che cavalcano le paranoie divengono l’icona riconosciuta dal popolo anti-establishment.
- Le proteste dei movimenti (dai gilet gialli ai no vax) aumentano. Le risposte repressive alle proteste divengono la criminalizzazione tour court delle piazze, proprio alla vigilia di un autunno che porrà sul tappeto legittime rivendicazioni economiche da parte delle maestranze dei settori produttivi.
- Il corto circuito innescato dai movimenti No Vax alimenta sempre di più una polemica basata sulla caccia all’untore. Questa viene sfruttata dalle classi dominanti a giustificazione e porta in secondo (ultimo) piano la carenza di interventi concreti a tutela della sanità pubblica e territoriale e del diritto all’istruzione che si invocano, correttamente e logicamente, dall’inizio della pandemia.
Diverse correnti di pensiero, in particolare e recentemente i movimenti femminili, hanno posto il tema della cura come forma di responsabilità collettiva, di riappropriazione dal basso e protagonismo sociale. E’ in questa direzione -più che nelle risposte discriminatorie e repressive- che potrebbe essere possibile trovare l’antidoto per i malesseri di questa nostra era.