Arcipelago Toscano. Proteggere il mare
Le aree marine protette in Italia e nell’Arcipelago Toscano
Cosa sono le Aree Marine Protette
Al fine dell’istituzione di un’area marina protetta, un tratto di mare deve innanzitutto essere individuato per legge quale ” area marina di reperimento”.
Una volta avviato l’iter istruttorio all’area marina di reperimento, questa viene considerata come area marina protetta di prossima istituzione.
Le aree marine protette sono istituite ai sensi delle leggi n. 979 del 1982 e n. 394 del 1991 con un Decreto del Ministro dell’ambiente che contiene la denominazione e la delimitazione dell’area, gli obiettivi e la disciplina di tutela a cui è finalizzata la protezione.
Ogni area è suddivisa in tre tipologie di zone con diversi gradi di tutela. Le AMP sono costituite da ambienti marini, dati dalle acque, dai fondali e dai tratti di costa prospicenti, che presentano un rilevante interesse per le caratteristiche naturali, geomorfologiche, fisiche, biochimiche con particolare riguardo alla flora e alla fauna marine e costiere e per l’importanza scientifica, ecologica, culturale, educativa ed economica che rivestono.
- Le aree marine protette generalmente sono suddivise al loro interno in diverse tipologie di zone denominate A, B e C. L’intento è quello di assicurare la massima protezione agli ambiti di maggior valore ambientale, che ricadono nelle zone di riserva integrale (zona A), applicando in modo rigoroso i vincoli stabiliti dalla legge. Con le zone B e C si vuole assicurare una gradualità di protezione attuando, attraverso i Decreti Istitutivi, delle eccezioni (deroghe) a tali vincoli al fine di coniugare la conservazione dei valori ambientali con la fruizione ed uso sostenibile dell’ambiente marino. Le tre tipologie di zone sono delimitate da coordinate geografiche e riportate nella cartografia allegata al Decreto Istitutivo pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.
- Indicazioni generali sulle zone. Zona A di riserva integrale, interdetta a tutte le attività che possano arrecare danno o disturbo all’ambiente marino. La zona A è il vero cuore della riserva. In tale zona, individuata in ambiti ridotti, sono consentite in genere unicamente le attività di ricerca scientifica e le attività di servizio.
- Zona B, di riserva generale, dove sono consentite, spesso regolamentate e autorizzate dall’organismo di gestione, una serie di attività che, pur concedendo una fruizione ed uso sostenibile dell’ambiente influiscono con il minor impatto possibile. Anche le zone B di solito non sono molto estese.
- Zona C, di riserva parziale, che rappresenta la fascia tampone tra le zone di maggior valore naturalistico e i settori esterni all’area marina protetta, dove sono consentite e regolamentate dall’organismo di gestione, oltre a quanto già consentito nelle altre zone, le attività di fruizione ed uso sostenibile del mare di modesto impatto ambientale. La maggior estensione dell’area marina protetta in genere ricade in zona C.
Iter per l’istituzione di un’area marina protetta
- Nell’ambito dell’elenco di aree di reperimento stabilito dalle leggi, per l’effettiva istituzione di un’area marina protetta occorre innanzitutto disporre di un aggiornato quadro di conoscenze sull’ambiente naturale d’interesse, oltre ai dati necessari sulle attività socio-economiche che si svolgono nell’area.
- Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, Servizio Difesa del Mare, per l’acquisizione di tali conoscenze e dati può anche avvalersi di istituti scientifici, laboratori ed enti di ricerca. Gli studi sono generalmente distinti in due fasi: nella prima viene esaminata la letteratura già esistente sull’area; nella seconda fase vengono effettuati gli approfondimenti necessari per un quadro conoscitivo concreto ed esaustivo.
- Successivamente gli Esperti della Segreteria tecnica per le Aree Marine Protette (art.2,co.14 L. n. 426 del 1998) possono avviare l’istruttoria istitutiva. Al fine di delineare una proposta della futura area marina protetta che ne rispetti le caratteristiche naturali e socio-economiche, gli Esperti della Segreteria tecnica arricchiscono l’indagine conoscitiva fornita dagli studi con sopralluoghi mirati e con confronti con gli Enti e le comunità locali.
- La definizione di perimetrazione dell’area (i confini esterni), la zonazione al suo interno (le diverse zone A, B e C), e la tutela operata attraverso i diversi gradi di vincoli nelle tre zone, sono parte dello schema di decreto istitutivo redatto alla fine dell’istruttoria. Sullo schema di decreto vengono sentiti la Regione e gli enti locali interessati dall’istituenda area marina protetta, per l’ottenimento di un concreto ed armonico consenso locale.
- A questo punto, il Ministro dell’ambiente, d’intesa con il Ministro del tesoro, procede all’effettiva istituzione dell’area marina protetta, autorizzando anche il finanziamento per far fronte alle prime spese relative all’istituzione (L. n. 394/91 art.18 e L. n. 93/01 art.8).
La gestione
E’ affidata ad enti pubblici, istituzioni scientifiche o associazioni ambientaliste riconosciute, anche consorziati tra di loro. L’affidamento avviene con decreto del Ministro dell’ambiente, sentiti la regione e gli enti locali territorialmente interessati. Come evidenziato dalla tabella, la maggior parte delle aree marine protette sono gestite dai comuni interessati.
Il regolamento
- (L. 979/82 art.28, L. 394/91 art.19 comma 6 e 93/01 art. 8 comma 8) Il regolamento dell’area marina protetta definisce in via definitiva e disciplina i divieti e le eventuali deroghe in funzione del grado di protezione necessario per la tutela degli ecosistemi di pregio.
- Proposto dall’Ente gestore, sentito il parere della Commissione di Riserva, è approvato con decreto del Ministro dell’ambiente.
- Prima della formulazione del regolamento, un Ente gestore ha la facoltà di applicare delle discipline provvisorie per alcune delle attività che si svolgono all’interno dell’area marina protetta, naturalmente nell’ambito di quanto stabilito dal decreto istitutivo.
Aree marine istituite (novembre 2020)
- Area marina protetta Capo Caccia – Isola Piana
- Area marina protetta Capo Carbonara
- Area marina protetta Capo Gallo – Isola delle Femmine
- Area marina protetta Capo Rizzuto
- Area marina protetta Cinque Terre
- Area marina protetta Costa degli Infreschi e della Masseta
- Area marina protetta Isola dell’Asinara
- Area marina protetta Isola di Bergeggi
- Area marina protetta Isola di Ustica
- Area marina protetta Isole Ciclopi
- Area marina protetta Isole di Ventotene e Santo Stefano
- Area marina protetta Isole Egadi
- Area marina protetta Isole Pelagie
- Area marina protetta Isole Tremiti
- Area marina protetta Miramare
- Area marina protetta Penisola del Sinis – Isola di Mal di Ventre
- Area marina protetta Plemmirio
- Area marina protetta Porto Cesareo
- Area marina protetta Portofino
- Area marina protetta Punta Campanella
- Area marina protetta Regno di Nettuno
- Area marina protetta Santa Maria di Castellabate
- Area marina protetta Secche della Meloria
- Area marina protetta Secche di Tor Paterno
- Area marina protetta Tavolara – Punta Coda Cavallo
- Area marina protetta Torre del Cerrano
- Area marina protetta Torre Guaceto
- Parco sommerso di Baia
- Parco sommerso di Gaiola
- Santuario per i mammiferi marini Pelagos
La storia
La vicenda dell’area marina dell’Arcipelago Toscano, ovviamente parte da lontano. Dalla fine degli anni 80 e coincide con tutto il periodo di gestazione e poi di costituzione del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. In quegli anni il Ministero dell’Ambiente, a partire dalla gestione di Giorgio Ruffolo (allora PSI), individua l’arcipelago toscano come area di reperimento per la creazione di una grande area protetta, a terra e a mare.
Poi la storia farà il suo corso, tra polemiche, ipotesi assurde, proposte meditate e logiche e alla fine l’istituzione, nel luglio del 1996 del Parco, orfano però della sua area di protezione a mare, escluso che per alcune isole, il cui mare risulterà protetto per altri motivi e con altri provvedimenti già in essere.
Cerco con l’aiuto della memoria e con alcuni documenti di ricostruire la vicenda che, ancora ad oggi, non ha visto la sua conclusione. Per una combinazione astrale favorevole, grazie anche alla mia fatica personale e alle energie che spesi per la sua creazione, viene istituito il Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano. Con rispetto per tutti e con la modestia che da sempre mi contraddistingue posso affermare che senza di me il Parco non si sarebbe fatto. L’area protetta nasce orfana del suo mare, ad esclusione di alcuni tratti prospicienti alle isole in cui esisteva già una forma di protezione e mare, per vincoli carcerari (Pianosa, Gorgona), per altri provvedimenti legislativi (Montecristo, Giannutri); in pratica le isole antropizzate (Elba, inclusa a terra per il 50%, Capraia per circa 2/3, Giglio per 1/3) non hanno zone di mare protetto.
Nel luglio del 2003, a sette anni di distanza dalla sua istituzione, trovo un comunicato stampa firmato dall’allora commissario Barbetti (nominato dal ministro Matteoli). Si fa riferimento ad incontri della Comunità del Parco effettuati il 27 maggio e il 1 luglio, in cui era presente anche un funzionario del Ministero. Si afferma che 5 amministrazioni elbane si sono dichiarate favorevoli all’istituzione: Portoferraio, Capoliveri, Rio Marina. Rio Elba, Marciana Marina. Il 30 luglio il comunicato viene riscritto registrando l’adesione del comune di Porto Azzurro.
Sempre il 30 luglio si legge un verbale della riunione tenutasi della Comunità del Parco in cui in sostanza si conferma, da parte dei comuni elbani, la decisione di procedere sulla strada che porti all’istituzione della area marina.
Si tengono altre riunioni tra Ministero, i comuni elbani e il Parco Nazionale, nel novembre 2003. Incontri, quindi con Marciana Marina (favorevole), Marciana (contrario), Rio Marina (favorevole), Campo nell’Elba (favorevole), Portoferraio (favorevole), Livorno (favorevole) Porto Azzurro (contrario), Rio Elba (favorevole), Capraia (favorevole), Giglio (contrario).
Nel 2005 viene predisposta dal Ministero una proposta di perimetrazione (abbastanza condivisibile) relativa all’isola d’Elba sulla quale nessuna amministrazione si pronuncerà.
Nel frattempo dal 2005 assumo il ruolo di assessore all’ambiente per il comune di Portoferraio. Nel 2007 scrivo al Ministero scusandomi per non poter essere presente alla riunione convocata per l’8 marzo e confermando la volontà dell’amministrazione comunale nel procedere per l’istituzione dell’area marina. Faccio riferimento a informazioni e indicazioni che il ministero avrebbe dovuto inviare, a supporto della scelta, in seguito ad un incontro della primavera del 2006.
L’8 marzo la riunione si tiene presso il Ministero e il 23 ricevo il verbale. Si legge, in sintesi, che il Ministero predisporrà una proposta che verrà illustrata e discussa in una successiva riunione.
Dal 2005 al 2007 quindi non succede nulla di particolare, finisce il commissariamento del Parco, io forse, perdo la mia occasione, ed inizia il periodo di presidenza psicologica del Parco di Mario Tozzi.
Ovviamente sul territorio iniziano i rumors. Alcuni fuori luogo, tipici del gorillaio insulare che produsse, prima dell’istituzione del parco, gli slogan “faremo l’Elba nera”; altri più equilibrati che chiedono notizie e garanzie per le attività economiche.
Inizio quindi, in qualità di assessore a ricevere note, proposte e sollecitazioni. Dalla Camera di Commercio, dalla Federazione Italiana Imprese Balneari, dalla Federpesca, dalle associazioni di categoria, da aziende locali.
Il 25 giugno 2007, la Comunità del Parco, coordinata dal presidente (allora per conto del comune di Marciana, Pietro paolo D’Errico) esprime un parere sulla proposta di ipotesi di regolamentazione e zonazione inerente l’istituzione di A.M.P. trasmessa a suo tempo dal Ministero ai comuni dell’arcipelago, alla Regione Toscana, alle Province di Livorno e Grosseto, alla Comunità montana dell’Arcipelago. Si legge tra l’altro nel documento “… Pur riconoscendo che l’istituzione di un’area marina protetta nell’Arcipelago Toscano risponde alla esigenza reale ed ineludibile, e da più parti riconosciuta, di assicurare, per il futuro,una migliore tutela dell’ambiente marino e può, al tempo stesso, contribuire ad accreditare ulteriormente le isole dell’Arcipelago toscano nel mercato del turismo sia nazionale che internazionale, ha tuttavia espresso, all’unanimità dei presenti, un parere non favorevole sulla proposta avanzata da codesto Ministero nel marzo di questo anno. Più precisamente tale proposta non è sembrata compatibile con gli aspetti socio/economici dell’isola d’Elba e, in parte, anche non coerente con gli stessi studi propedeutici e di fattibilità che l’hanno generata. L’Assemblea ha quindi ascoltato l’illustrazione della nuova ipotesi di regolamentazione delle zone A, B e C fatta dal dr. Donati (rappresentante del Ministero) che appare peggiorativa rispetto alla precedente, comportando, tra l’altro, l’introduzione di non pochi “appesantimenti” burocratici in ordine alla gestione del demanio marittimo ed agli interventi per la salvaguardia della fascia costiera. L’Assemblea ha preso comunque atto con favore della disponibilità di codesto Ministero, più volte dichiarata, di procedere alla decretazione solo dopo un reale confronto con le Istituzioni locali allo scopo di pervenire ad una perimetrazione, zonazione e regolamentazione dell’area marina protetta largamente condivisa… A tale scopo è stato deciso di riconvocare l’Assemblea della Comunità del Parco per giovedì 12 luglio p.v. e di farla precedere da una Conferenza dei Sindaci.”
Nel luglio del 2007, insieme al mio Sindaco elaboro un documento con proposta di zonizzazione e regolamentazione da proporre al Ministero.
Il 25 luglio il Ministero convoca un nuovo incontro a Roma a cui ne segue uno successivo il 29 novembre.
Agli inizi di settembre inizia a circolare un documento ben fatto (targato Yuri Tiberto, milanese trapiantato all’Elba, proprietario dell’hotel Marina2 e titolare dell’Acquario dell’Elba) a supporto della petizione e contro l’istituzione dell’Area Marina Protetta.
In vista dell’incontro del 29 novembre i comuni elbani elaborano una proposta, sempre attraverso la Comunità del Parco, che viene trasmessa (il 27 novembre 2007) al Ministero. Ecco la sintesi: “… Con la presente per portare a conoscenza di quanto emerso in sede di discussione nelle varie riunioni dell’assemblea della Comunità del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, ed all’ulteriore riflessione avvenuta in data odierna tra i rappresentanti dei Comuni dell’Isola d’Elba, Sindaci o loro delegati, è stato redatto il presente documento relativo all’istituzione dell’A.M.P. In seguito all’ampio dibattito che si è sviluppato sul tema, dibattito ancora in corso, la convergenza è avvenuta sul principio che l’istituzione dell’area marina protetta è necessaria e che dovrà essere elemento di valorizzazione e qualificazione delle attività socio-economiche, convenendo che la fissazione dei vincoli debba essere concordata ed accettata pienamente dalle singole istituzioni locali. Poche regole, improntate alla chiarezza e semplicità, e controlli adeguati. Deve essere pertanto modificato il modello attuale delle regole, semplificandolo, prendendo come riferimento per esempio la Zona di Tutela Biologica delle Ghiaie (istituita nel 1970), le cui regole di tutela sono in genere rispettate dai residenti e dai numerosi turisti che frequentano l’Isola: tale modello potrebbe essere attuato con successo anche in altre zone dell’Isola d’Elba. Per raggiungere lo scopo di una semplificazione del modello, la Comunità del Parco, nel corso di varie riunioni ed incontri sul tema, ha elaborato un sistema di regole comuni per l’Isola d’Elba, in larghissima parte condivise anche dalle popolazioni locali, che allegate alla presente, costituiscono sicuramente un contributo importante alla discussione. Per ciò che attiene l’elaborato grafico delle zonazioni, allo stato attuale esso rappresenta ancora un documento preliminare, una “proposta aperta”, suscettibile anche di ampie modifiche, comunque utile ad avviare il confronto tra ogni singola amministrazione comunale e la segreteria tecnica del Ministero
dell’Ambiente, secondo le procedure previste dalle leggi vigenti, ed in modo da favorire il raggiungimento di obiettivi che siano largamente condivisi e quindi compresi e sostenuti dalle comunità locali. “
La riunione presso il Ministero si terrà, appunto, il 29 novembre, i risultati vengono comunicati ai media dalla Comunità del Parco. Dopo aver esaminato la situazione relativa alle isole del Giglio e di Capraia, durante la riunione viene presentato il documento sottoscritto dai comuni elbani sul quale i tecnici del Ministero prendono tempo e si riservano di esprimere in seguito il loro parere.
In pratica ci fermiamo qui, all’inizio del 2008, cambi di governo, e di amministrazioni locali, altre priorità dominano la scena e l’istituzione di questa area marina protetta passa in secondo piano. Mentre segue il suo iter quella relativa all’isola di Capraia (elaborata da Comune di Capraia e Parco Nazionale) che vedrà la sua conclusione nel luglio del 2017.