Pandemia e Mediterraneo

Pandemia e Mediterraneo

A distanza di quasi due anni dagli inizi la pandemia è ancora con noi. Niente sarà più come prima. Si diceva all’inizio, increduli. Molte cose sono come prima e molte altre sono cambiate e non saranno le stesse. L’ingiustizia sociale, la povertà, il profondo squilibrio nella distribuzione della ricchezza, il riguardare al “proprio particulare” senza curarsi degli altri, ad esempio, sono rimaste le stesse. L’interazione sociale, le dinamiche del mondo del lavoro, il fenomeno turistico, le realtà di tante realtà aziendali del nostro paese, sono cambiate per sempre.

La pandemia. Non è un evento che sta per concludersi, un episodio che terminerà a breve. Sentenze perentorie, giudizi assoluti, paragoni affrettati non aiutano. Dobbiamo essere consapevoli del pericolo che i cittadini si trasformino in pazienti e che il confine tra diritto e sanità diventi fluido. Ma forse, e le parole sono importanti, non è corretto parlare di regime dispotico o di dittatura sanitaria. Termini che urlati nelle piazze fisiche e virtuali finiscono per suonare grotteschi e triviali. Compito di chi ha un po’ di buon senso, pensatori e filosofi, politici, sarebbe oggi, di richiamare alla complessità promuovendo un dibattito aperto sui temi che coinvolgono tutti: dalla libertà alla responsabilità e ai diritti, evitando invece vuoti allarmismi e rovinose confusioni. Si può e si deve criticare la scienza. Ma sono ugualmente deleterie le due derive: quella del complottista credulone che scorge ovunque il piano di Bigpharma e quella dello scientista saccente e altezzoso, convinto di avere in tasca la verità assoluta.

Il Mediterraneo. E’ sempre di più il grande lago della morte. I flussi migratori non si arrestano, nonostante le belle parole e le ingenti somme che gli stati elargiscono a regimi canaglia. Ad esempio sono ampiamente note le commistioni tra pezzi delle istituzioni libiche e la catena del traffico degli uomini. I centri di detenzioni libici sono dei veri e propri lager dove chi ha la sola colpa di cercare una vita migliore viene imprigionato, torturato e a volte ucciso. Questo nostro mondo, la nostra società è la società del paradosso, dove le piazze si scatenano per dire no al Green Pass, e da una parte del Mediterraneo la dignità umana viene uccisa nel silenzio della comunità.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *