Quella valle
15 novembre 2020. Ancora una volta la vita mi ha inviato un segnale chiaro e forte che devo recepire, metabolizzare e interpretare. E’ stato un periodo difficile, lo è ancora, e sono stati anni difficili. Questo 2020 lo è per ovvie ragioni, molto più degli altri.
Poi si sa, il tempo scorre, si alternano gioie e dolori, nascite e morti. La vita continua infarcita delle umane cose e di questa nuova fase dell’umanità segnata dalla presenza dello spillover. Poi, come sempre, arrivano i segnali. Quello della Valle è l’ultimo, chiaro e forte.
Il giorno prima passeggiavo lungo il mare. Si scorgeva, tra le nuvole basse e cupe, in lontananza, la sommità della valle, il mare piatto e sereno, il cielo minaccioso e plumbeo, senza nessuno spazio chiaro, quasi un segnale per dire: ora sono chiusa, inaccessibile, imperscrutabile e minacciosa, restate nel vostro mare, è molto meglio. Solo una percezione, flebile e molto debole. Niente di definito. Ora, ripensando al quel momento, associo le sensazioni che forse mi vogliono parlare e raccontare di come possono consumarsi i drammi e le tragedie.
La mattina dopo la valle è sempre scura, a tratti nero pece, nonostante la mia voglia di raccontare e interpretare. Quella valle così imponente e affascinante. La vidi con chiarezza la prima volta da giovanissimo. Non immaginavo allora che avrebbe segnato, cos’ pesantemente, una parte della mia vita. Quante volte l’ho percorsa in lungo e in largo, scoprendo i suoi segreti e raccontando le sue meraviglie, ma anche la grande fatica per viverla.
Il suo grande fascino è l’acqua che scorre copiosa fino al mare: qui, poco tempo fa, le donne andavano a fare il bucato. La sua vegetazione rigogliosa della lecceta e del castagneto. I segreti di ogni suo magazzino che vanno pian piano scomparendo. La sapiente architettura del selciato e dei violentati (dalle moto e dall’incuria) canali di scolo. Lo spettacolo dei saltini che lentamente ci stanno abbandonando. Un fascino da conoscere a fatica e che bisogna avere compassione a saper trasmettere. Può essere vissuta come un qualsiasi sentiero di montagna. Ma qui il mare e il sorprendente paesaggio fanno la differenza.
Dal mare inizia ogni avventura. Dalla grande storia della riduzione medievale del ferro, alle barche vinacciere che portavano la merce in Corsica e in Liguria. Dai bastimenti carichi di granitici materiali da costruzione alla straordinarie città sacre di epoca villanoviana, di cui possiamo immaginare lo splendore.
Ecco in questo mio mondo mi sono perso, per un po’. Come si fosse finita una vita e ne fosse, per regalo, iniziata un’altra. Mi sono perso perché forse lo volevo, volevo fuggire dalla banalità che più non sopportavo (e non sopporto). Mi sono perso per un eccesso di confidenza, ingiustificata in quel momento, forse per rabbia. Segnali da cogliere e da farne tesoro.