Elba la più grande delle piccole isole italiane
11. dicembre 2020. Lievemente. Dolcemente. Muovere i propri passi, con curiosità, rispetto e attenzione, alla scoperta della nostra straordinaria terra. Poi ci sono posti particolari per muoversi e camminare, attività quanto mai salvavita, come le grandi vette della catena alpina, gli incredibili 5.000 dei sacri monti himayalani, i cammini tra storia, natura e spiritualità di Santiago, Francesco, Francigena.
E poi ci sono quei posti per muovere i nostri passi nutrendo il nostro cuore: le isole.
Specie le piccole, tra di esse, l’Elba la più grande delle piccole isole italiane; è un microcosmo articolato tra storia e natura, un prezioso scrigno della storia naturale ed umana, ricco di fascino. Già può vantarsi la notorietà o appuntarsi le medaglie degli stereotipi, per superare i quali bisogna viverla intensamente, non solo d’estate. Liberarsi dall’immagine del sole ed ombrellone, dimensione pur vivibilissima con le sue 140 spiagge, tutte diverse dai cromatismi, alla dimensione, dall’esposizione al fascino. Entrare del mondo, silenzioso, intimo ed autentico, dell’isola d’inverno. Vivere questa sua dimensione: i suoi 400 km di sentieri, i 1.000 metri della sua montagna, l’intimità delle sue antiche miniere, l’ammaliante suono del suo passato, etrusco, romano, medievale e rinascimentale, lo sfolgorante luccichio del suo breve regno. Camminare è un’esperienza unica che apre la mente ed il cuore: immersi nella natura, a picco sul mare, per gustare e vivere intensamente l’isola d’inverno.
I boschi del nord. Alle pendici di Monte Capanne, ma per poi scalare la sua vetta. La cima dell’Arcipelago, imponente, selvaggia; una montagna dalla caratteristiche alpine nel mezzo del Mediterraneo. Iniziamo da Poggio, minuscolo e suggestivo borgo del XIV sec. per salire verso l’eremo di San Cerbone, luogo del Santo vescovo di Populonia, che qui si rifugia per sfuggire dai longobardi nel 569. Con impegno e un po’ di fatica (ci vuole una buona preparazione fisica) raggiungiamo la vetta. Spettacolo. Abbiamo il dominio visivo su questo scorcio del Tirreno fino alle coste sarde, e accarezziamo con lo sguardo il dolce profilo dell’isola e di tutte le altre isole dell’arcipelago. Scendiamo verso Marciana, prezioso e suggestivo borgo medievale.
I paesi del granito a meridione. San Piero e Sant’Ilario, due minuscoli paesi arroccati sulle pendici di Monte Perone. Un terrazza privilegiata, fatta di piccole vie selciate in granito, vicoli, piazzette densi di atmosfera e di silenzio, che si affaccia sulla Marina e sulla grande spiaggia del Campese. Da San Piero si sale verso Monte Perone. Tra i liscioni di granito e la macchia mediterranea ci sorprendono i romantici resti della Torre di San Giovanni e dell’omonima Chiesa, suggestivi esempi di architettura civile e religiosa dell’anno 1000. Da qui la pista forestale ci può condurre a Pietra Murata, il nostro grande monolite che si erge imperioso sulla costa meridionale. Torniamo verso San Piero passando per le sue antiche cave di granito.
L’altra Elba, quella del ferro. La Marina di Rio e Rio Castello, prendono il nome dal copioso torrente che un tempo scorreva a valle, Rivus. Sono i paesi del ferro, ancestrali presidi delle miniere che bruciavano da secoli, da quando i sapienti fabbri etruschi hanno compreso la ricchezza di queste terra e intuito le tecniche per sfruttarle. Da Rio Castello (oggi Rio Nell’Elba) saliamo verso i rilievi della dorsale orientale, percorrendo il crinale in quota. Il nostro sguardo spazia da ovest ed est regalandoci la suggestione delle miniere, con i loro cromatismi ammalianti e lo spettacolare visione del golfo più bello e dell’Elba occidentale.
La valle più lunga.
Il Fosso dei Mori attraversa tutta l’area un tempo regno dei saltini e della vite. Qui, nella valle, si concentrava la produzione agricola del versante, e batteva il cuore del sapiente ed antico mondo contadino. I saltini, i muri a secco che imprigionavano la terra fertile, il selciato dei sentieri per raggiungerli, imponente opera architettonica che il tempo (e l’incuria) sta scomponendo. Si sale fino sulle colline che sovrastano il piccolo borgo marino di Pomonte. Da Monte Orlano alla Grottaccia e poi nella valle ricca di luoghi che ricordano di un presidio che non prediligeva, la linea costa, un tempo troppo pericolosa. San Biagio, San Frediano, San Bartolomeo. Ma è la straordinaria varietà di ambienti vegetali che incontriamo nella valle che colpisce. Dal castagneto alle lecceta, dalla macchia mediterranea alla gariga. E poi la ricchezza di acqua che scorre sulle rocce granitiche. Un corso accelerato di botanica che ci accompagna ed ogni volta che alziamo lo sguardo, ci immergiamo in quel mare turchese che si apre ad occidente regalandoci le innevate montagne di Corsica.