Isole e insularità. Ricordando Gin.
Le isole del Mediterraneo sono posti particolari, immerse per secoli in un contesto che ha visto fiorire le grandi civiltà del mare nostrum, oggi è necessario pensare e progettare un modo concreto per recuperare l´insularità e la loro identità culturale.
Rileggevo l’amica Gin Racheli. Che oggi ci manca ancora di più. La crisi socio-ambientale dell’insularità è in atto soprattutto a partire dalla fine dell´ultimo conflitto mondiale e rappresenta un riflesso della decadenza culturale nazionale anche per quanto attiene al mare nel suo insieme e alle scelte politiche che lo concernono.
Il recupero deve avvenire prima di tutto nell’individuazione dei valori culturali insulari, degli elementi caratterizzanti le isole, nonché degli ambiti in cui deve svilupparsi la politica specifica del mare e quindi dell´insularità, se si vuole garantirne la tutela e lo sviluppo.
Il recupero della cultura insulare e del patrimonio di conoscenza relativo alla storia di millenni di civiltà del mare, che nella nostra parte di Mediterraneo hanno vissuto nelle isole minori alcuni dei loro momenti più qualificanti.
Un’analisi che deve basarsi, in particolare, sull’equilibrio e interazione tra ambiente naturale e le attività umane allo stato attuale, sul grave impatto turistico nei territori insulari connesso all´antropizzazione del passato storico. Tutto ciò al fine di programmare interventi più complessi e globali rispetto agli infruttuosi provvedimenti finalizzati alla sola protezione dell’ambiente naturale adottati negli ultimi venti anni.
L’arcipelago toscano. Un piccolo pianeta con verdi colline, montagne, mare cristallino, e tutto quello che il lavoro e la cultura umana hanno prodotto. Il pianeta ha i suoi satelliti, vicini e lontani che sono attratti dalla sua presenza, ma ognuno di essi, fiero della sua diversità, aggiunge un tesoro in più al sistema.
Questa una possibile percezione dell’Arcipelago Toscano, uno dei parchi nazionali italiani, con grazie al suo mare protetto rappresenta la più estesa riserva marina d’Europa (poco meno di 60.000 ettari). Un sistema di sette isole, l’immagine blu della Toscana insulare, dalle più piccole, Gorgona e Giannutri (poco più di 2 kmq), alle medie Pianosa e Montecristo (circa 10 kmq) alle grandi Capraia e Giglio (19 e 20 kmq) e infine l’Elba, la maggiore circa 224 kmq.
Le Isole Toscane sono anche una delle 19 Riserve della Biosfera MAB Unesco (il programma “L’uomo e la biosfera”, Man and the Biosphere – MAB, è un programma scientifico intergovernativo avviato dall’UNESCO nel 1971 per promuovere su base scientifica un rapporto equilibrato tra uomo e ambiente attraverso la tutela della biodiversità e le buone pratiche dello Sviluppo Sostenibile; il network mondiale delle Riserve della Biosfera comprende attualmente 714 Riserve della Biosfera in 129 Paesi, di cui 19 in Italia).
Le isole sono altresì comprese nel Santuario Pelagos (Santuario Internazionale dei Cetacei): una zona marina di 87.500 km² che nasce da un accordo tra l’Italia, il Principato di Monaco e la Francia per la protezione dei mammiferi marini che lo frequentano; è un ecosistema di grandi dimensioni che presenta un notevole interesse scientifico, socio-economico, culturale ed educativo.
L’Elba è la più grande, quasi un continente rispetto alle sorelle minori, ma l’Arcipelago, per percepirne l’essenza, andrebbe raccontato tutto, isola per isola, senza farsi abbagliare troppo dal fascino della sorella maggiore.
Ecco l’Elba, la più grande, la terza isola italiana. 100 volte Gorgona e Giannutri, 20 volte Pianosa e Montecristo, 10 volte Capraia e Giglio. Troppo grande per essere piccola, troppo piccola per essere grande, così è l’Elba, la terza isola italiana. 224 kmq, 7 comuni, 32.000 residenti, oltre 100 spiagge, una montagna che supera i 1000 metri, boschi di castagno, rigogliose leccete, profumata macchia mediterranea, miniere di ferro, pievi romaniche, borghi medievali, forti e fortezze rinascimentali, residenze imperiali.
La sua dimensione e la sua posizione storicamente hanno segnato le sue vicende, assegnandole un ruolo strategico. L’Elba in sintesi: fulcro della potenza etrusca per la presenza dei suoi giacimenti ferriferi; splendido otium per i patrizi romani, come tutte le altre isole dell’arcipelago, con la presenza delle spettacolari domus romane, nodo strategico per il controllo dei traffici marittimi della dinastia medicea, tanto che Cosimo I dei Medici decidi sull’isola di edificare la sua città Cosmopoli, regno sovrano per quasi un anno grazie all’esilio dorato della meteora imperiale napoleonica.
Difficile definirla in una sintesi che le renda giustizia della sua essenza. La sua multiforme storia naturale la rende unica, è il paradiso dei geologi, i suoi minerali e le sue rocce sono sparsi nei musei di tutto il mondo.
E’ un sistema che andrebbe gestito e governato in maniera unitaria, ma la storica frammentazione amministrativa rappresenta oggi un freno alla concreta valorizzazione del suo patrimonio naturale e culturale.
Qui il visitatore, il viaggiatore, il turista ha disposizione davvero 12 mesi per scegliere il tipo di visita, lunga o breve. Tutte le attività sportive e di svago legate al mare, oltre 400 km di sentieri per spettacolari escursioni trekking, itinerari di diversa tipologia e difficoltà da percorrere in mountain bike, escursioni lungo costa in kayak da mare.
Varietà e diversità nella storia naturale che specularmente troviamo nelle diverse aree dell’isola, nelle vicende umane e culturali, nelle produzioni alimentari locali e nelle tradizioni enogastronomiche.
Ogni paese, dalle animate marine ai borghi di collina, racconta la sua storia e tutto ciò rende la visita una scoperta continua, grazie alle sorprendenti testimonianze archeologiche (etrusche e romane) e architettoniche medievali, rinascimentali e ottocentesche.
L’Elba ha cercato e ricerca ancora di svolgere il suo ruolo centrale nell’arcipelago e la sua città, Portoferraio, per vocazione, dimensione e centralità aspira, faticosamente, da tempo a coordinare e integrare le politiche di governo e programmazione territoriale. Alcuni piccoli passi avanti sono stati fatti, ma si può fare di più a beneficio di tutto il territorio e di tutte le isole.
Esiste una gestione associata degli archivi storici; Portoferraio, città medicea e napoleonica, e i comuni dell’entroterra, tutti di origine medievale, conservano importanti testimonianze e un ricco patrimonio documentario di grande valore.
Finalmente ha visto la luce un sistema integrato di governo delle strutture museali; Portoferraio ha coordinato il lavoro di costruzione del Sistema Museale dell’Arcipelago Toscano (SMART) a cui partecipano tutti i comuni dell’isola d’Elba, il comune di Capraia e il comune del Giglio.
Altro elemento di unità è rappresentato dal Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano che comprende tutte le sue isole e alcuni tratti di mare antistante; istituito nel 1996 ha gradualmente superato la diffidenza delle popolazioni locali, come è successo spesso nel nostro paese in occasione delle realizzazione di aree protette, ed oggi rappresenta una realtà consolidata e positiva con diversi progetti di conservazione e di valorizzazione del territorio di tutte le isole.
L’Arcipelago Toscano è una sinfonia: ogni isola con la sua diversità contribuisce ad un suono permeato di natura, montagne, rupi marittime, spiagge assolate e una stratificazione storica e umana straordinaria.
Gorgona. La più piccola e la più difficile. Una verde e dolce montagna in mezzo al mare, segnata dalla presenza del carcere. Carcere che offre ai detenuti un’occasione di lavoro nella “fattoria Gorgona”; la sezione agricola si presenta come un vero e proprio villaggio rurale: stalle, pollai, orti, caseificio, olivi e vitigni. Comunque un’isola chiusa, con una fruizione rigidamente controllata per evidenti motivi di sicurezza. Si raggiunge da Livorno, porto principale di collegamento, con un’ora di navigazione, visitabile solo in giornata con l’obbligo di essere accompagnati da una guida autorizzata sotto il controllo della polizia penitenziaria, niente telefoni e niente foto.
Giannutri, poco più di 2 kmq, sta più di cento volte dentro l’Elba. La più meridionale dell’arcipelago toscano. Difficile da raggiungere, difficile fare il bagno, difficile fare anche le escursioni. Si parte, a meno che non si possieda una imbarcazione adeguata, con il piccolo traghetto da Porto Santo Stefano. Giannutri offre la sua esile sagoma, verdissima, con le sue rocce a tratti scure e verdi a tratti biancheggianti. Gli unici due approdi praticabili sono uno a nord (Cala Maestra appunto) e uno a sud, Cala Spalmatoio. Non ci sono spiagge a Giannutri, a dispetto di chi vende l’escursione estiva con bagno. Certo che il bagno si può fare, ma senza spiaggia, tuffandosi nelle verdissime acque delle due cale principali. La perla dell’isola sono i resti della villa romana. Luogo di grande fascino e suggestione, memore delle tante decorazioni e mosaici che gli scavi ci hanno raccontato e che speriamo presto si possano vedere nel piccolo museo che ci si prepara ad allestire. E si capisce la scelta del luogo, qui i patrizi della famiglia Domizia (quella di Nerone) avevano il palcoscenico da cui controllavano e godevano la vista delle altre isole dell’arcipelago, Elba, Giglio, Montecristo e nelle giornate più chiare anche Pianosa.
Montecristo. Forse la più difficile di tutte. Una piccola ed unica insenatura dove approdare, una candida spiaggia granitica, e poi solo montagna. Qualsiasi movimento e percorrenza sono solo fatica, ci vogliono buone gambe e fiato per qualsiasi spostamento. Qui percepisci, cos’è un’isola, una piccola isola, disabitata, senza elettricità, senza auto, senza negozi, senza gente, solo vento, mare, natura e silenzi. Si sentono gli uccelli marini, soprattutto le berte, le capre, ma il loro non è rumore è il sentimento del luogo, è la natura che parla. Non si può visitare liberamente Montecristo. Lo si può fare grazie al programma di visite promosso dal Parco Nazionale in accordo con il Corpo Carabinieri Forestali, massimo 1600 visitatori all’anno. Qui la natura non è pressata dall’uomo, dal cemento, dal traffico, qui davvero possiamo ricostruire i meccanismi naturali.
Capraia, Aigylion, nome attribuito all’isola dai naviganti greci diretti a Massalia (Marsiglia). Isola delle Capre (dal sostantivo greco àighes). Il piccolo porticciolo si è impreziosito di un elegante passeggiata ed alcuni piccoli ma raffinati negozi. Sono solo 800 metri di strada per arrivare in collina, al paese. Si fanno a piedi, oppure con lo scuolabus comunale che effettua servizio navetta. Le uniche auto, pochissime, le vedi e le senti solo qui, nel breve tratto di strada, poi ti immergi completamente nella dimensione della piccola isola. Come non citare Gin Racheli: il mondo delle isole parla il linguaggio dell’anima. E Capraia parla all’anima attraverso la sua natura giovane e maestosa. Qui non ci sono spiagge affollate di turisti, il piccolo paese accoglie al massimo un migliaio di ospiti, il resto è natura selvaggia, scogliere a picco sul mare, grotte che si immergono nelle profondità dell’antico vulcano, e straordinarie formazioni geologiche. A Capraia è obbligatorio fare un giro lungo costa, al tramonto verso ovest, la mattina nella parte orientale. I cromatismi si specchiamo nel mare e le pareti rocciose raccontano, come in uno straordinario cartone animato, la poderosa combinazione di forze da cui nasce l’isola.
Pianosa. Anche qui uomini, storia e natura ti toccano. Toccano altre corde, attraverso altri e diversi canoni di bellezza, E’ diverso il contatto, è diverso il sentire l’isola e, forse, questo succede su tutte e sette le isole del nostro Tirreno. Il piccolo paese disabitato ricorda vagamente cittadine minerarie un tempo pullulanti di vita, la sua architettura esalta la fantasia con le torri merlate, le cupole morbide, il vecchio porticciolo, il più bello del mondo. Pianosa è l’isola della separazione e del confino, una grande piattaforma di candido calcare che si specchia in un mare turchese d’altri tempi. Qui i primi cristiani trovarono rifugio dalle persecuzioni, scavarono oltre due chilometri di catacombe. Qui fu esiliato e ucciso per ordine di Augusto, Marco Agrippa, uno dei successori al trono. Passava il suo esilio dorato nella sontuosa villa sul mare. Qui furono confinati gli oppositori al regime fascista. Qui il carcere duro fino al 1996 segnava il ritmo della piccola comunità residente. E’ possibile fare escursioni e visite guidate grazie al programma di fruizione proposto dal Parco Nazionale. Ed è alla sera, quando il piccolo traghetto lascia l’isola piatta, che il buio e il silenzio regalano emozioni esaltanti e contrastanti. In bici lungo le strade sterrate arrivi nelle vecchie diramazioni carcerarie, visiti le stalle, il caseificio ed i pollai, e quando è se possibile ti affacci lungo la costa. Ma che mare è? Un misto del fascino della Sardegna, della trasparenza delle isole greche, o forse quello degli atolli del Pacifico. No questo è Pianosa, è mare che ti vuole bagnare con la sua acqua azzurra, è il silenzio che ti vuole cullare la notte sotto la volta celeste, è la natura che respiri ad ogni passo, è la storia dell’uomo che racconta di antiche gioie e dolori.
Giglio. Chiusa e solitaria, mondana e intrigante, appassionata e conquistatrice. I suoi centri abitati reclamano ognuno uno spazio proprio, sono molto diversi uno dall’altro, lontani anni luce. La magia delle fresche serate di Giglio Castello, la mondanità sudaticcia e coinvolgente del porto, lo stile e il fascino della spiaggia del Campese. Ma, come spesso accade, l’entroterra regala le emozioni più intense e più forti, i panorami mozzafiato su tutto l’arcipelago, il profumo inebriante della macchia, gli antichi vigneti che offrono, grazie a giovani temerari, il forte e deciso vino ansonaco. Grazie alla sua morfologia e alla composizione geologica, l’isola di granito propone ad ogni piccola insenatura un mare da sogno, con tutte le sfumature del blu.