Isole. 323 isole sopra e sotto i 1000 … Aprile 2019
E’ l’isola si Smyley in Antartide di 1000 kmq (proprio), poi ci sono quelle sotto i 1.000.
Nel Regno Unito, togliendo Gran Bretagna ed Irlanda e Lewis, Harris (Ebridi Esterne) e Skye (Ebridi Interne) si contano 57 isole al di sotto dei 1000 kmq. Non possiamo azzardarci in un conteggio globale, tra i cinque continenti, con Polinesia, Micronesia e tantissime altre terre circondate dal mare. Quante isole, isolette, scogli ? Ognuna con la sua vocazione e con la sua anima. Ne parleremo.
Ma ora parliamo delle italiane. In Italia dopo Sicilia e Sardegna, abbiamo 65 isole al di sotto dei 300 kmq, infatti l’Elba, che è la terza isola italiana per dimensione, misura 223,5 kmq. Quindi nelle 65 ci sono anche le toscane, quelle che Gin Racheli ha battezzato isole del ferro.
Un piccolo pianeta carico di verdi colline, montagne, mare cristallino, e tutto quello che il lavoro e la cultura umana hanno prodotto. Il pianeta ha i suoi satelliti, vicini e lontani che sono attratti dalla sua presenza, ma ognuno di essi, fiero della sua diversità, aggiunge un tesoro in più al sistema.
Questa una possibile percezione dell’Arcipelago Toscano, uno dei parchi nazionali italiani, con grazie al suo mare protetto rappresenta la più estesa riserva marina d’Europa (poco meno di 60.000 ettari). Un sistema di sette isole, l’immagine blu della Toscana insulare, dalle più piccole, Gorgona e Giannutri (poco più di 2 kmq), alle medie Pianosa e Montecristo (circa 10 kmq) alle grandi Capraia e Giglio (19 e 20 kmq) e infine l’Elba, la maggiore circa 224 kmq.
L’Elba è la più grande, quasi un continente rispetto alle sorelle minori, ma l’Arcipelago, per percepirne l’essenza, andrebbe raccontato tutto, isola per isola, senza farsi abbagliare troppo dal fascino della sorella maggiore.
E’ una sinfonia: ogni isola con la sua diversità contribuisce ad un suono permeato di natura, montagne, rupi marittime, spiagge assolate e una stratificazione storica e umana straordinaria.
Gorgona. La più piccola e la più difficile. Una verde e dolce montagna in mezzo al mare, segnata dalla presenza del carcere. Carcere che offre ai detenuti un’occasione di lavoro nella “fattoria Gorgona”; la sezione agricola si presenta come un vero e proprio villaggio rurale: stalle, pollai, orti, caseificio, olivi e vitigni. Comunque un’isola chiusa, con una fruizione rigidamente controllata per evidenti motivi di sicurezza. Si raggiunge da Livorno, porto principale di collegamento, con un’ora di navigazione, visitabile solo in giornata con l’obbligo di essere accompagnati da una guida autorizzata sotto il controllo della polizia penitenziaria, niente telefoni e niente foto.
Giannutri, poco più di 2 kmq, sta più di cento volte dentro l’Elba. La più meridionale dell’arcipelago toscano. Difficile da raggiungere, difficile fare il bagno, difficile fare anche le escursioni. Si parte, a meno che non si possieda una imbarcazione adeguata, con il piccolo traghetto da Porto Santo Stefano. Giannutri offre la sua esile sagoma, verdissima, con le sue rocce a tratti scure e verdi a tratti biancheggianti. Gli unici due approdi praticabili sono uno a nord (Cala Maestra appunto) e uno a sud, Cala Spalmatoio. Non ci sono spiagge a Giannutri, a dispetto di chi vende l’escursione estiva con bagno. Certo che il bagno si può fare, ma senza spiaggia, tuffandosi nelle verdissime acque delle due cale principali. La perla dell’isola sono i resti della villa romana. Luogo di grande fascino e suggestione, memore delle tante decorazioni e mosaici che gli scavi ci hanno raccontato e che speriamo presto si possano vedere nel piccolo museo che ci si prepara ad allestire. E si capisce la scelta del luogo, qui i patrizi della famiglia Domizia (quella di Nerone) avevano il palcoscenico da cui controllavano e godevano la vista delle altre isole dell’arcipelago, Elba, Giglio, Montecristo e nelle giornate più chiare anche Pianosa.
Montecristo. Forse la più difficile di tutte. Una piccola ed unica insenatura dove approdare, una candida spiaggia granitica, e poi solo montagna. Qualsiasi movimento e percorrenza sono solo fatica, ci vogliono buone gambe e fiato per qualsiasi spostamento. Qui percepisci, cos’è un’isola, una piccola isola, disabitata, senza elettricità, senza auto, senza negozi, senza gente, solo vento, mare, natura e silenzi. Si sentono gli uccelli marini, soprattutto le berte, le capre, ma il loro non è rumore è il sentimento del luogo, è la natura che parla. Non si può visitare liberamente Montecristo. Lo si può fare grazie al programma di visite promosso dal Parco Nazionale in accordo con il Corpo Carabinieri Forestali, massimo 1600 visitatori all’anno. Qui la natura non è pressata dall’uomo, dal cemento, dal traffico, qui davvero possiamo ricostruire i meccanismi naturali.
Capraia, Aigylion, nome attribuito all’isola dai naviganti greci diretti a Massalia (Marsiglia). Isola delle Capre (dal sostantivo greco àighes). Il piccolo porticciolo si è impreziosito di un elegante passeggiata ed alcuni piccoli ma raffinati negozi. Sono solo 800 metri di strada per arrivare in collina, al paese. Si fanno a piedi, oppure con lo scuolabus comunale che effettua servizio navetta. Le uniche auto, pochissime, le vedi e le senti solo qui, nel breve tratto di strada, poi ti immergi completamente nella dimensione della piccola isola. Come non citare Gin Racheli: il mondo delle isole parla il linguaggio dell’anima. E Capraia parla all’anima attraverso la sua natura giovane e maestosa. Qui non ci sono spiagge affollate di turisti, il piccolo paese accoglie al massimo un migliaio di ospiti, il resto è natura selvaggia, scogliere a picco sul mare, grotte che si immergono nelle profondità dell’antico vulcano, e straordinarie formazioni geologiche. A Capraia è obbligatorio fare un giro lungo costa, al tramonto verso ovest, la mattina nella parte orientale. I cromatismi si specchiamo nel mare e le pareti rocciose raccontano, come in uno straordinario cartone animato, la poderosa combinazione di forze da cui nasce l’isola.
Pianosa. Anche qui uomini, storia e natura ti toccano. Toccano altre corde, attraverso altri e diversi canoni di bellezza, E’ diverso il contatto, è diverso il sentire l’isola e, forse, questo succede su tutte e sette le isole del nostro Tirreno. Il piccolo paese disabitato ricorda vagamente cittadine minerarie un tempo pullulanti di vita, la sua architettura esalta la fantasia con le torri merlate, le cupole morbide, il vecchio porticciolo, il più bello del mondo. Pianosa è l’isola della separazione e del confino, una grande piattaforma di candido calcare che si specchia in un mare turchese d’altri tempi. Qui i primi cristiani trovarono rifugio dalle persecuzioni, scavarono oltre due chilometri di catacombe. Qui fu esiliato e ucciso per ordine di Augusto, Marco Agrippa, uno dei successori al trono. Passava il suo esilio dorato nella sontuosa villa sul mare. Qui furono confinati gli oppositori al regime fascista. Qui il carcere duro fino al 1996 segnava il ritmo della piccola comunità residente. E’ possibile fare escursioni e visite guidate grazie al programma di fruizione proposto dal Parco Nazionale. Ed è alla sera, quando il piccolo traghetto lascia l’isola piatta, che il buio e il silenzio regalano emozioni esaltanti e contrastanti. In bici lungo le strade sterrate arrivi nelle vecchie diramazioni carcerarie, visiti le stalle, il caseificio ed i pollai, e quando è se possibile ti affacci lungo la costa. Ma che mare è? Un misto del fascino della Sardegna, della trasparenza delle isole greche, o forse quello degli atolli del Pacifico. No questo è Pianosa, è mare che ti vuole bagnare con la sua acqua azzurra, è il silenzio che ti vuole cullare la notte sotto la volta celeste, è la natura che respiri ad ogni passo, è la storia dell’uomo che racconta di antiche gioie e dolori.
Giglio. Chiusa e solitaria, mondana e intrigante, appassionata e conquistatrice. I suoi centri abitati reclamano ognuno uno spazio proprio, sono molto diversi uno dall’altro, lontani anni luce. La magia delle fresche serate di Giglio Castello, la mondanità sudaticcia e coinvolgente del porto, lo stile e il fascino della spiaggia del Campese. Ma, come spesso accade, l’entroterra regala le emozioni più intense e più forti, i panorami mozzafiato su tutto l’arcipelago, il profumo inebriante della macchia, gli antichi vigneti che offrono, grazie a giovani temerari, il forte e deciso vino ansonaco. Grazie alla sua morfologia e alla composizione geologica, l’isola di granito propone ad ogni piccola insenatura un mare da sogno, con tutte le sfumature del blu.
Ecco l’Elba, la più grande, la terza isola italiana. 100 volte Gorgona e Giannutri, 20 volte Pianosa e Montecristo, 10 volte Capraia e Giglio. Troppo grande per essere piccola, troppo piccola per essere grande, così è l’Elba, la terza isola italiana. 224 kmq, 7 comuni, 32.000 residenti, oltre 100 spiagge, una montagna che supera i 1000 metri, boschi di castagno, rigogliose leccete, profumata macchia mediterranea, miniere di ferro, pievi romaniche, borghi medievali, forti e fortezze rinascimentali, residenze imperiali. Difficile definirla in una sintesi che le renda giustizia della sua essenza. La sua multiforme storia naturale la rende unica, è il paradiso dei geologi, i suoi minerali e le sue rocce sono sparsi nei musei di tutto il mondo. E’ un sistema che andrebbe gestito e governato in maniera unitaria, ma la storica frammentazione amministrativa rappresenta oggi un freno alla concreta valorizzazione del suo patrimonio naturale e culturale. Qui il visitatore, il viaggiatore, il turista ha disposizione davvero 12 mesi per scegliere il tipo di visita, lunga o breve. Tutte le attività sportive e di svago legate al mare, oltre 400 km di sentieri per spettacolari escursioni trekking, itinerari di diversa tipologia e difficoltà da percorrere in mountain bike, escursioni lungo costa in kayak da mare. Varietà e diversità nella storia naturale che specularmente troviamo nelle diverse aree dell’isola, nelle vicende umane e culturali, nelle produzioni alimentari locali e nelle tradizioni enogastronomiche. Ogni paese, dalle animate marine ai borghi di collina, racconta la sua storia e tutto ciò rende la visita una scoperta continua, grazie alle sorprendenti testimonianze archeologiche (etrusche e romane) e architettoniche medievali, rinascimentali e ottocentesche.