Ecuador. Novembre 2019. Las islas encantadas
Galapagos. L’Arcipelago della natura, per antonomasia, animali e piante endemici, straordinariamente adattasi a vivere in un ambiente incontaminato, oggi uno degli 11 Parchi nazionali dell’Ecuador, Patrimonio Umanità Unesco, Riserva MAB e Area Marina Protetta.
Si trovano in prossimità dell’equatore, che passa esattamente a nord dell’isola di Isabela. La superfiche complessiva dell’arcipelago è di 8.010 kmq con circa 30.000 abitanti (la Corsica misura 8.640 kmq.). Le zone emerse dell’arcipelago sono 233, di origine vulcanica, formatesi circa 5 milioni di anni fa. Solo 13 sono isole di cui 5 abitate (Isabela 4588 kmq 3000 ab; Santa Cruz 986 kmq 16.000 ab; San Cristobal 558 kmq 8.000 ab; Floreana 173 kmq 200 ab; Baltra 20 kmq sede di aeroporto). Il parco comprende circa il 97% del territorio, il restante 3% costituisce l’area di insediamento umano nel quale la popolazione dovrebbe utilizzare le risorse disponibili.
L’habitat e il popolamento animale sono influenzati da tre correnti che attraversano le isole: la fredda corrente Humboldt di superficie proveniente dal sud del Pacifico che scorre da giugno a novembre, la corrente di superficie calda El Nino proveniente da Panama da dicembre a maggio (punto di incontro di un numero altissimo di specie marine) e la corrente fredda sottomarina Cromwell presente tutto l’anno.
Puerto Baquerizio Moreno (isola di San Cristobal) è il centro politico e capitale della provincia, circa 7.000 ab, mentre la città più grande è Puerto Ayora (isola di Santa Cruz, 13.000 abitanti).
“Si apriva davanti a loro un paesaggio scabro, increspato, irregolare, nero antracite, più somigliante all’oceano che alla terra, come un inquieto mare notturno che si fosse immobilizzato di colpo. Quella terra desolata e scoscesa era cosparsa di crateri vulcanici: crateri che spuntavano come piaghe da altri crateri, piccole cavità nascoste dentro altre più grandi in cui la lava solidificata traboccava dall’orlo come pece bollente sul punto di fuoriuscire da un calderone … A rigor di logica una tale fornace avrebbe dovuto impedire qualsiasi forma di vita … eppure ogni piede quadrato di terra era disseminato di creature primordiali, striscianti e squamose, mentre nella schiuma marina guizzavano sagome scintillanti…”
Così Harry Thompson (scomparso nel 2005 a 45 anni) descrive le isole nel suo sublime romanzo storico Questa creatura delle tenebre, dove racconta lo straordinario viaggio del Beagle, l’avventura del capitano FitzRoy e il suo rapporto con il giovane Darwin.
Arriviamo a San Cristobal in aereo da Quito quasi 1.500 km di distanza percorsi in circa tre ore di volo con scalo a Guayaquil. La nostra guida Nicolas ci accompagna alla spiaggia della Loberia. La rocce sono nerissime e lasciano, piccole anse dove si aprono tenui lembi di sabbia, fino a giungere alla spiaggia più grande. Il primo impatto con l’isola e con il suo ambiente è molto forte e intenso: i leoni marini stesi al sole in diverse colonie e le iguane che si tuffano in mare diventando agilissime, rispetto ai loro pochissimi e goffi movimenti terrestri.
Verso il paese, Puerto Baquerizio Moreno. Il porto è disseminato di piccoli shop, abbastanza curati, con i soliti souvenir e termina con una piccola ricostruzione del Beagle e immancabilmente di Darwin. Anche in paese, il lungomare è popolato di strane creature, inusuali ai nostri occhi, granchi arancioni, fregate, leoni marini, iguane.
Con il supporto di Nicolas il giorno successivo visitiamo (attraversando di nuovo la zona del porto) l’Intepretation Center del Parco Nazionale. Il centro è ben organizzato e una buona guida riesce a valorizzarlo al massimo. Avrei voluto starci di più. Raggiungiamo il punto panoramico su Baia Darwin: emozionante e spettacolare. Poi scendiamo a Baia Tijeretas e ci concediamo un bagno immersi in una atmosfera insolita e irreale: tartarughe che nuotano con noi, pellicani che si tuffano con schianti fragorosi e le straordinarie sule piedi azzurri. Restiamo all’interno del parco e arriviamo a Punta Carola, ancora meraviglia, leoni marini e iguane.
Ci aspetta Santa Cruz, 986 kmq quasi 20.000 abitanti con il centro più grande dell’arcipelago, Puerto Ayora. Dall’isola di San Cristobal ci sono 80 km; per i trasferimenti usano imbarcazioni da 24 posti superveloci con 3 motori da 300 cv, ci mettiamo circa 2 ore e passiamo di fronte all’isola di Santa Fè.
Incontriamo la nostra guida per Santa Cruz, Rodrigo, e con un taxi boat andiamo a Playa des Allemanos, passando per una suggestiva miniera di sale immersa in una laguna rosa. Da qui si raggiunge un punto molto frequentato e molto suggestivo dell’isola, Las Grietas, un ampio canale d’acqua formatosi per una profonda fenditura tra gli scogli, dove si può nuotare e fare snorkeling.
La nostra spiaggia preferita sarà Tortuga che si raggiunge in quasi un’ora di cammino, il sentiero, lastricato e delimitato attraversa una foresta di cactus, straordinarie e gigantesche piante che spuntano dalle rocce laviche. La spiaggia è bellissima, molto grande, ampia e lunga, la cosa più straordinaria sono le iguane marine che incuranti degli umani passeggiano tranquillamente sulla sabbia. Per tornare a Puerto Ayora prendiamo una lancia veloce che impiega circa 20 minuti. Bella traversata sul Pacifico.
Ecco che arriva il turno, in base alle disposizioni di Rodrigo, della visita alla Stazione Scientifica Darwin situata a poca distanza dal centro di Peurto Ayora. Qui sono in atto diversi progetti legati alla conservazione, il più noto è l’allevamento delle tartarughe giganti in cattività per proteggere le 11 sottospecie oggi esistenti. E possibile vedere anche il corpo, accuratamente conservato del Solitario George (Lonesome George, 1910-2012), un esemplare maschio di Chelonoidis abingdonii, una specie di testuggine insediata nell’isola di Pinta, una delle più piccole e isolate dell’arcipelago. È noto per essere stato l’ultimo rappresentante vivente di quella specie, ritenuta addirittura estinta prima del suo ritrovamento, diventando di conseguenza un simbolo della lotta per la conservazione dell’ecosistema dell’arcipelago. Altro progetto è dedicato alle iguane terrestri, anch’esse in pericolo di estinzione.
Santa Cruz è molto grande e nell’interno è presente la foresta nebulare, gli altipiani conservano straordinarie sorprese legate alla storia naturale. Una di queste è Los Gemelos, due enormi doline gemelle circondate da una foresta di scalesia: una meraviglia geologica. E sempre in prossimità del villaggio di Santa Rosa visitiamo le spettacolari gallerie sotterranee formatesi grazie alla solidificazione della colata di lava. Concludiamo la giornata sull’altopiano visitando la riserva naturale delle tartarughe giganti, straordinari animali un tempo usati per le riserve di carne fresca a bordo delle navi.
Da Santa Cruz si può rientrare sul continente. Il bus ci accompagna da Puerto Ayora al punto di imbarco per l’isola di Baltra (20 kmq), dove è stato realizzato il primo eco-aeroporto al mondo. Ci vogliono 10 minuti di mini-traghetto (circa 30 persone) per raggiungere Baltra e poi 10 minuti di bus per l’aeroporto. L’impianto ha avuto diversi riconoscimenti internazionali e certificazioni, la comunicazione punta molto sulla sostenibilità. Diciamo che è facile, l’isola è praticamente una prateria lavica, disseminata di cactus e popolata dalla rara iguana dorata (specie endemica dell’isola), l’infrastruttura è molto bassa, perfettamente inserita nel contesto ambientale, circondata da impianti eolici e fotovoltaici e sfrutta molto le pareti vetrate per la luce.
Facciamo scalo a Guayaquil e poi arriviamo al Mariscal Sucre di Quito. Guayaquil si affaccia sul Pacifico, è situata alla foce Guayas ed ha una posizione invidiabile. E’ il centro industriale e commerciale del paese; in quanto città portuale, punto nevralgico di ogni transazione, conta quasi 4 milioni di abitanti; purtroppo negli ultimi anni, come ci racconterà Giovanni, sta diventando molto violenta e non è raccomandabile girarla la sera.