Ecuador. Novembre 2019. Amazonas. Rio Napo
Ecco, un altro simbolo da vivere, dopo le isole incantate (ancora mi tocco e mi chiedo e dico: “Ma ci sono davvero stato? Che esperienza straordinaria!”).
Lasciamo Quito in direzione di Puerto Francisco de Orellana, città chiamata anche El Coca, sono quasi 6 ore di viaggio in auto. Saliamo fino a superare il valico che coincide con la catena del vulcano Antisana (5.753 mt.) e passiamo in prossimità delle terme di Papallacta, meriterebbero una sosta.
E’ possibile arrivare anche in aereo; Coca conta quasi 50.000 abitanti ed è l’ultimo centro urbano prima che il Rio Napo penetri nel bacino amazzonico. L’avvento dell’oro nero ha modificato il tranquillo villaggio di un tempo ed il centro urbano si è sviluppato in modo caotico e disordinato: di sicuro la città non è particolarmente invitante. C’è un gran fermento, comunque, perché da qui partono le escursioni, molto gettonate tra i turisti, lungo il fiume e nella foresta ed il porto fluviale è il centro principale di collegamento con tutto il sistema del Napo fino al Perù.
La città si sviluppa alla confluenza di tre fiumi il Napo, il Rio Coca e il Rio Payamino, circondata da acque e segnata dalla presenza del grande Rio Napo. Francisco de Orellana partecipa alla sanguinosa spedizione di Pizarro e poi, separandosi dalle truppe spagnole, inzia la navigazione del Rio Napo che lo porterà, dirigendosi verso occidente alla scoperta del grande fiume, il Rio delle Amazzoni, nel 1541.
Francisco de Orellana era un conquistadores, sicuro della superiorità della razza bianca, oggi un monumeto lungo il malecon lo ricorda… Partecipa alla conquista del Perù con Pizarro, distruggnedo la civiltà Inca, Poi con Gonzalo Pizarro, parte all’esplorazione della regione amazzonica. Gonzalo manda in avanscoperta Francisco lungo il Rio Napo, questi tornerà dopo molto tempo e dopo aver navigato migliaia di chilomentri lungo il fiume. Discese il Rio Coca fino alla confluenza con il Rio Aguarico e quindi lungo il Napo e poi entrò in un enorme fiume che dai nativi veniva chiamato Maranon…
El Coca, a parte il dignitoso malecon, offre poco, se non cemento e caos, ma la placida tranquillità e maestosa imponenza del fiume, le conferiscono un’atmosfera positiva. Il mercato del pesce offre una serie infinita di banchetti attrezzati per il pasto che preparano al momento il pesce alla griglia o al vapore, e alcuni gustosi e grassi vermicelli alla brace.
Il fiume, scorre, incessantemente, incurante di ogni accidente, dà quasi un senso di ansia, vorresti poterlo fermare, anche solo per un millesimo di secondo. Il mare no, è volte lui è immobile, ha il suo movimento, ripetitivo, potente, cambia e scambia, ma non passa, non fluisce, si rinnova nella sua continuità, Il fiume invece, scorre per sempre, passa, si trasforma, la sua acqua non è mai la stessa, se ti trovi sul suo bordo, ti immergi nel suo movimento uniforme, rischi di perderti, di farti trascinare via come quella goccia di acqua che osservi e che cerchi, ammaliato, di accompagnate nel suo percorso. Ma ci sono fiumi diversi. Quelli impetuosi e aggressivi, quelle placidi e sognanti, quelli esili e estempornaei, quelli sterminanti e costanti. Poi ci sono quelli così grandi che contengono isole, che si formano e scompaiono, oppure negli anni alcune restano e divengono terraferma. Il movimento dell’acqua è sempre lo stesso ma la nostra anima lo percepisce diversamente, con più o meno insicurezza: lo scorrere del tempo lo abbiamo dentro, nelle nostre intime corde. Ma quel fluire veloce o lento è un movimento della nostra anima e soprattutto segna una instabilità che è prima di tutto fisica, che disorienta e a volte ferisce. Se lo osservi è cosi, e devi staccarti, elevarti, dall’alto dell’anima, per non farti far male.
Partiamo presto, siamo in 14 sulla canoa, compreso guida ed quipaggio, verso le sette siamo già in navigazione dopo aver caricato tutti i bagagli. L’aria è fresca, lungo il grande fiume. Subito entriamo nell’atmosfera per noi sconosciuta dell’enorme e grandioso sistema fluviale, unico al mondo. Iniziano le semplici costruzioni e abitazioni lungo le sponde, ogni tanto spuntano tra la vegetazione lussereggiante capanne o curati resort che presto lasciano spazio assoluto alla natura. Spazio interrotto, troppo spesso da basi pretolifere, chiatte e pontoni che trasportano combustibile, e barche super veloci dei petroleros. E capisci come la progressiva occupazione e distruzione dell’Amazzonia sia concreta e irreversibile.
L’equipaggio della canoa è composta da 3 persone, la guida Wilson, l’accompagnatore, John e il motorista Rodrigo. La navigazione lungo il Rio Napo è un’esperienza intensa, nello straordinario e sterminato ambiente fluviale, a contatto con la natura forte ed imponente della foresta, aggredita, spesso, fastdiosamente e definitivamente dall’uomo. La nostra prima sosta è lungo una proda dove in qualche minuto di cammino, si raggiunge un’altana di oltre 40 metri, da questa poszione lo sguardo sulla foresta è completo. Quello che si apre ai nostri occhi è lo spettacolo realizzato, immaginato da sempre, dell’Amazzonia. Il fiume, gli animali, il cielo, l’immensità del verde che ci circonda, la complessità dei legami che uniscono ogni cosa nella foresta esprimono la magia e la meraviglia del nostro mondo che vogliamo, per le nostre scelte, perdere.
La prima sosta la facciamo dopo circa 4 ore di navigazione, a breve ci fermeremo per il pranzo. Infatti verso le 14, dopo 7 ore di viaggio eccoci al nostro almuerzo. E’ un semplicissmo punto di sosta lungo il fiume, con un piccolo shop abbastanza fornito, Comedor Don Castillo. Non sappiamo ancora che la nostra giornata sul Rio Napo sarà lunghissima, infatti, riusciamo a toccare di nuovo terra, con alcuni momenti di vera stanchezza, dopo 13 ore totali di naviagazione. Abbiamo percorso circa 300 km, siamo entrati in Perù e rientrati in Ecuador.
Dopo avere incrociato, alle prime ombre della sera, Nueva Rocaffuerte, alla frontiera con il Perù, arriviamo verso le 21 al piccolo centro turistico gestito dalla comunità indigena (Centro Turistico Comunitario Yaku Warmi), ci sono un paio di ragazzi e alcune donne, poi il nostro equipaggio ci fa sistemare nelle cabanas e ci prepara la cena. Siamo molto provati, stanchi e sfiniti, finalmente ci attende il nostro primo sonno nella foresta amazzonica.
Anche se preoccupati dall’oscurità incombente sulle acque divenute oscure e sfiniti dalle false assicurazioni di John “ora arriviamo”, la placida tranquillità di una notte stellata e l’arrivo della luce argentata della luna, quasi piena, ci danno il benevuto in questo ambiente straordinario.
La mattina ci svegliamo presto per assistere allo spettacolo dei delfini rosa. Nel punto esatto dove il Rio Aguarico si getta nel Rio Napo, proprio di fronte alla sponda peruviana, i due fiumi presentano una enorme ansa dove, nelle acque tranquille e mai impetuose, hanno trovato il loro habitat ideale e la loro casa i deflini rosa. Qui non ci sono i pirana, che si trovano nel resto dei corsi d’acqua limitrofi, e sono i deflini che segnano l’assenza di tali pericolosi predatori.
L’Inia geoffrensis è lo straordinario cetaceo, il delfino rosa, che vive nella acque del bacino amazoznico; può arrivare a quasi 3 metri di lunghezza, la sua colorazione dipende dall’età e dall’ambiente, di solito gli esemplari giovani sono grigi, scuri sul dorso e chiari sul ventre; gli adulti sono molto più chiari. Proprio alla confuelza tra Aguarico, Coca e Napo c’è il piccolo avamposto, che a breve sarà frequentatissimo dai turisti, dove è possibile, vedere, toccare e nuotare con i delfini. Risaliamo per un piccolo tratto, rientrando verso la nostra base e Wilson ci accompagna in una laguna incantata. E’ una grande ansa del piccolo affluente e accoglie decine di uccelli, rapaci, pappagalli, in una rappresentazione naturale unica e carica di tranquillità.
Siamo nel cuore del parco di Yasunì, uno dei più grandi e importanti dell’intera Anazzonia ed il più esteso dell’Ecuador. E’ riserva Unesco della Biosfera. Il suo sottosuolo è, purtroppo, ricchissimo di petrolio.
Dobbiamo pensare al lungo viaggio per il rientro, preoccupati per le 13 ore di navigazione con il flusso favorevole, fissiamo una barca veloce da Nueva Raccofuerte a Puerto Francisco di Orellana. L’imbarcazione con due motori da 200 cv impiega 5 ore ma parte da Nueva Roccafuerte alle 6.30. Per questo la mattina sveglia alle 2 e un paio d’ore di navigazione fino a Nueva Raccofuerte. Partiamo alle 6.30 e arriviamo a El Coca verso le 10.00.
Nueva Roccafuerte è un piccolo insediamento di frontiera, una frontiera peligrosa, infatti con il Perù non ci sono buoni rapporti, tra narcotraffico, povertà e interessi petroliferi è un un luogo di confine segnato dall’abbandono e dalla trascuratezza. Ma, proprio oggi Lenin Moreno, il presidente ecuadoriano, viene, così si dice, ad inaugurare il nuovo malecon, un piccolo, forse inutile, segnale che ricambia la vittoria dei suoi uomini alle recenti elezioni amministrative. L’opera contrasta fortemente con la povertà e la fatiscenza di questo sperduto centro portuale.