Matera, Alberobello, Polignano, Metaponto, giugno 2019

Matera, Alberobello, Polignano, Metaponto, giugno 2019

Un paese dalle mille torri, ognuna bella e assoluta. Un paese che non hai mai creduto nella classe politica, oggi meno che mai e che offre se stesso senza una strategia che gli consenta di essere Stato.

Un paese ricco e bellissimo, ad ogni angolo trovi un gioiello e quelli più belli sono quelli dove non va nessuno.

Così scopri le Tavolette Palatine, altro nome del Tempio di Hera, situato a pochi minuti da Metaponto antica città della Magna Grecia.

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Tempio di Hera – Metaponto

Il tempio era chiamato anticamente anche Scuola di Pitagora. Oggi restano solo quindici colonne immerse nel silenzio nella campagna metapontina. Arrivi e ti trovi in un posto magico, semplice, quasi banale, con una domanda: tutto qui?

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Tempio di Hera – Metaponto

Magari abituati all’imponenza di altri luoghi della Magna Grecia, Selinunte, Segesta, Paestum, Agrigento. Ma anche qui, puoi ascoltare, se lo sai fare, il battito del tempo, quasi come se il silenzio ti chiedesse di ascoltare, perché oltre il vuoto e il silenzio c’è l’anima del luogo, i gesti dimenticati, le parole, la vita passata. Tutto questo è un racconto che solo alcuni luoghi sanno narrare.

In poco tempo sono già due volte che questa parte di sud mi chiama. Ed è sempre Matera. Abituato all’asperità e alla bellezza selvaggia del Cilento:  lo frequento da bambino nei minimi luoghi incastonati tra le montagne che segnano il confine tra Campania e Lucania.

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Murgia Materana

Matera è diversa. Segna una differenza con il resto del sud, e si pavoneggia oggi nella sua diversità. Anche in questo caso siamo in un paesaggio di confine che apre le porte a tanti paesaggi. Si aprono, oltre le gravine, i grandi spazi delle pianure pugliesi, qui vivono le tormentate geologie della Lucania, si avverte come queste terre siano state cosi desiderate dagli antichi. Come se avessero consumato il loro futuro, realizzandosi a malincuore nello stato nazionale che a mala pena le ha sentite sue.

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Matera – gravine

Paesaggi che, forse, trovano la sintesi in una struttura urbana sorprendente … e qui si fa dura trovare gli aggettivi. Direi aspra e straordinariamente accogliente. Ho assaporato le scalinate, i vicoli stretti e le sue stradine, la mattina presto nelle mie escursioni solitarie. Matera si colora di oro con il sole che sbuca dalla Murgia Materana,  una città sacra che racconta una storia millenaria, di semplicità e di fatica. Oggi è splendente, e su di lei incombe un unico grande pericolo: il turismo.

E’ un fenomeno comune a moltissimi luoghi sacri ed unici del pianeta, con il turismo di massa si perdono le identità, città, paesi, monumenti paesaggi divengono luoghi folcloristici e consunti, pur conservando il loro messaggio. Forse una strada esiste per conciliare le esigenze di fruizione, le giuste aspettative economiche dei luoghi, e la conservazione delle identità culturali. Istituzioni e territori, con le competenze necessarie, dovrebbero lavorare e collaborare per trovarle queste strade. Altrimenti i luoghi muoiono e diventano cattedrali turistiche votate al consumismo.

Gli insediamenti urbani di Matera (Patrimonio Mondiale Unesco dal 1993) risalgono a 10.000 anni fa, con Gerico (12.000 af) e Aleppo (13.000 af) è la terza città più antica al mondo. Come negli altri casi una felice combinazione di fattori che rende i luoghi naturalmente predisposti ad accogliere gli uomini nelle loro prime dimore: presenza di acqua, facilità di approvvigionamento di acqua e cibo, esposizione, facilità nel reperimento dei materiali da costruzione. Qui nella città dei Sassi, ogni pietra può raccontare, ogni singola esperienza personale vissuta dagli abitanti più anziani è una grande storia di vita quotidiana, è l’essenza di un luogo che sorprende e incanta.

Tempo e spazio. In poco tempo abbiamo toccato tante realtà diverse tra loro, che intrigano nella loro specificità e che chiedono tempo, per viverle. Le abbiamo solo sfiorate, portiamo dentro di noi la loro percezione e la loro richiesta di tempo. Spazi e luoghi diversi, cattedrali del turismo come Alberobello, il cui fascino ho scoperto nella Cattedrale di Cosma e Damiano, Polignano la cui identità è nella gente ancora autentica, anche se tartassato dalla frequentazioni del turismo tradizionale, e poi la magnificenza ostentata della Reggia di Caserta.

E’ la straordinaria ricchezza del nostro sud, incatenato nei luoghi comuni, legato alla legge del più forte, abbandonato e negletto dallo stato che lo ha voluto; oggi può tornare ad essere protagonista, molto dipenderà da quei giovani volti che ho incontrato durante questi giorni, pieni di risorse e di voglia di fare. Non so se la politica potrà trasformarsi, cambiare paradigma e mettersi davvero al servizio del bene pubblico. Anche questo, insieme a quei giovani, è necessario per cambiare le cose e ridare un futuro sereno al nostro paese.

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