Urbanistica. Agosto 1997

Urbanistica. Agosto 1997

Ampliamento del Campo da golf Acquabona a 18 buche: pretesto per ennesimi privilegi urbanistici. La commisione urbanistica che sta valutando le osservazioni alla proposta di PRG del Comune di Portoferraio vede di buon occhio l’estensione del Golf Acquabona a 18 buche, con una riserva rispetto alla richiesta avanzata dalla proprietà tesa a realizzare ulteriori volumi ricettivi.

Oltre agli ovvi aspetti di carattere urbanistico e ambientale per la radicale trasformazione d’uso di una zona a coltivazioni estensive, l’operazione proposta assomiglia troppo ad altre già portate a termine sull’isola da gruppi speculativio-finanziari.

La società proprietaria del golf è espressione di quello stesso gruppo immobiliare-commerciale-affaristico già responsabile di estese cementificazioni e di noti scempi paesistici all’Elba (il grattacielo di Portoferraio ne è l’emblema e il simbolo).

Tra le tante iniziative di speculazione immobiliare una in particolare vede coinvolti circa 120 acquirenti di quote multiproprietarie del complesso denominato Residence Acquabona Golf Hotel. Operazione arrogante che ha permesso, grazie alle volumetrie concesse da compiacenti amministratori, di realizzare capitali facili a discapito degli acquirenti di quote multiproprietarie. (**)

Si vuole qui rivolgere pubblicamente un appello all’Amministrazione Comunale di Portoferraio e a quanti sono partecipi delle scelte urbanistiche del nuovo PRG, affinchè non ripetano l’errore -da altri commesso- di consentire nuove volumetrie ricettive di carattere puramente speculativo.

(**) La società Acquabona Villaggio (precursore dell’attuale società Capo d’Arco), vende a cavallo tra gli ’70 e ’80, il complesso nato nel 1973 come Hotel del Golf sottoforma di quote in multiproprietà. Una volta esaurita la vendita delle quote aventi mercato -ovvero coincidenti con i periodi di interesse turistico- i venditori si accorgono (o se ne erano già accorti da principio?) di non volersi sobbarcare gli oneri derivanti dalle quote di spese di gestione dei periodi invenduti. A questo punto si inventa una società srl di comodo denominata RE-GO alla quale intestare tale “pacchetto” di quote invendute, provvedendola di un risibile capitale sociale. La RE-GO da subito si rifiuta di corrispondere le quote di gestione dovute mettendo il condiminio multiproprietario in condizione di dover chiudere. Quest’ultimo resterà chiuso un anno e riuscirà miracolosamente a “risorgere” liberandosi dell’amministratore a suo tempo imposto dai venditori e con essi pesantemente collegato. Ma intanto scatta l’ulteriore e disinvolta trappola: la società RE-GO fa riuncia abdicativa alla proprietà ai sensi dell’art. 1104 del CC, scaricando definitivamente ogni onere in capo ai malcapitati multiproprietari. In seguito avanza offerte stracciate di acquisto (ovvero riacquisto) del tutto, probabilmente certa che i comproprietari del complesso non avranno altra alternativa alla svendita;

– l’operazione fallisce solo in virtù di una insperata quanto imprevedibile resistenza di alcuni tra i malcapitati che, pur residendo nei luoghi più disparati, si organizzano faticosamente ed efficacemente evitando il peggio;

– tali atteggiamenti possono esistere grazie alla possibilità di pagare stuoli di azzeccagarbugli impegnati in continue iniziative giudiziarie e nell’individuazione dei più contorti stratagemmi, nonchè alla cura dei rapporti con la stampa che garantisce loro una immagine spendibile.

ASSOCIAZIONE ECOLOGICA ELBAVIVA

WWF SEZIONE ARCIPELAGO TOSCANO

ITALIA NOSTRA PORTOFERRAIO

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