L’effetto mandarino. Ottobre 1998
“Agli estremi confini della Cina esiste un mandarino più ricco di tutti i re di cui narrano la favola o la storia. Di lui non conosci nulla; ne il nome, né il sembiante, né la seta di cui si veste. Perché tu possa ereditare i suoi immensi capitali, basta che suoni il campanello posto al tuo lato, su un libro. Egli esalerà soltanto un sospiro, ai confini della Mongolia. Sarà allora un cadavere: e tu avrai ai tuoi piedi più oro di quanto possa sognarne la cupidigia di un avaro. Tu che mi leggi e sei un uomo mortale, suonerai il campanello?”. (J.Maria Eca de Queiroz, Il Mandarino, Rizzoli 1953).
Ecco tutti noi ci troviamo frequentemente nella situazione di provocare l’effetto mandarino, ovvero di sciogliere in un senso o nell’altro dilemmi di questo genere. Se l’effetto della nostra azione è lontano o comunque invisibile, la tentazione di agire con disinvoltura, ignorando cioè l’effetto della nostra azione, è fortissima. Un esempio di attualità: la sorte delle foreste dell’Amazzonia. Una vasta regione del bacino amazzonico, definito il polmone del mondo, sta per diventare una gigantesca miniera. L’Europa ha finanziato il progetto con oltre 600 milioni di Ecu e l’Italia sarà il secondo importatore della ghisa che comincia ad essere prodotta nella regione del Carajas. Il catastrofico effetto ecologico è lontanissimo dalla brumosa Bruxelles e apparentemente invisibile. Gli strateghi europei hanno suonato il campanello e decine di migliaia di ettari di foresta primaria si trasformeranno in combustibile per forni; hanno mosso di qualche centimetro la mano e intere tribù di indios verranno falcidiate, completando il genocidio iniziato con i conquistadores.
In termini non metaforici si potrebbe porre la questione come un problema di costi differiti nel tempo o dislocati nello spazio. Quando i costi sono a carico di qualcun altro che verrà nel futuro o che è lontano nello spazio ci sentiamo liberi di agire. Scaricare materiale inquinante in un fiume, consumare risorse irripetibili, danneggiare oggetti o ambienti irrimediabilmente sono esempi di differimento temporale o di dislocazione spaziale di costi certi. Prima di differire un costo la domanda dirimente dovrebbe essere: per chi suona il campanello.Oltre alla lontananza nel tempo e nello spazio degli effetti dell’azione, lontananza che costituisce il nucleo del dilemma o l’effetto mandarino, vi sono altre due caratteristiche delle nostra azioni da sottolineare: la minima probabilità e la piccolissima, impercettibile rilevanza dell’effetto. La prima è rappresentabile dal dilemma dell’ingegnere e la seconda dal dilemma del pendolare.
E’ ragionevole pensare che se valutassimo estremamente piccole le probabilità che a una nostra azione seguisse un effetto dannoso, procederemmo all’attuazione. Che cosa penseremmo però dell’ingegnere progettista di una centrale nucleare che avesse trascurato la remota eventualità di cattivo funzionamento di una delle migliaia di componenti che costituiscono un reattore?
Supponiamo di vivere alla periferia di una grande città. Possiamo andare e tornare dal lavoro con la nostra macchina o con mezzi pubblici. Siccome non ci sono percorsi privilegiati, ogni dose di traffico aggiuntivo intralcia sia i mezzi di trasporto privati che quelli pubblici. Noi dovremmo sapere perciò quando la maggioranza usa il mezzo privato, chi di noi usa la sua macchina risparmierà per se una certa quantità di tempo imponendo contemporaneamente agli altri una piccola perdita di tempo, comunque maggiore del suo risparmio temporale. L’effetto indotto sugli altri sarà solitamente considerato così minimo da essere trascurabile. E’ come quando buttiamo per terra il pacchetto di sigarette vuoto: che conseguenze negative può avere un gesto così insignificante? Si tratta cioè di non riuscire a percepire l’accumulazione degli effetti derivati da gesti minimi e il non essere abituati a immaginare i nostri atti come inseriti in un contesto generale caratterizzato da una forte connettività.
E importantissimo, forse decisivo per la questione ambientale progredire non soltanto dal punto di vista delle capacità di intervento scientifico-tecnico ed economico, ma anche nel migliorare ed aumentare la capacità di risonanza morale e affettiva. Con l’immaginazione soprattutto, e non solo con il ragionamento, riusciamo a valicare il nostro orizzonte, cioè quel cerchio che abbraccia e comprende tutto ciò che è visibile dal nostro punto di vista: possiamo così scorgere e il mandarino cinese e gli ultimi indios della foresta amazzonica. (da State of the world 1989, S. de Vio, Effetto mandarino, altri effetti e metafore).