Radio Capital e Lonely Planet 2016. Isola di Giannutri

Radio Capital e Lonely Planet 2016. Isola di Giannutri

Isola di Giannutri, 17 giugno 2016

Giannutri, la più piccola, forse no. Gorgona lo è ancora di più, ma sono queste le due isole minuscole dell’arcipelago Toscano. Poco più di 2 kmq, sta più di cento volte dentro l’Elba. La più meridionale dell’arcipelago toscano. Una delle più difficili, difficile da raggiungere, difficile fare il bagno, difficile fare anche le escursioni.

Si parte, a meno che non si possieda una imbarcazione adeguata, con il piccolo traghetto da Porto Santo Stefano. Che strano questo arcipelago, le sette isole sono unite dal loro mare, unite dal Parco Nazionale, ma divise dai collegamenti. E’ difficile (di nuovo) muoversi tra loro, non sono collegate stabilmente da servizi di linea, salvo in estate con l’effimera e fugace presenza delle barche che offrono, a turisti spesso poco informati e accaldati, le minicrociere dell’arcipelago. La sosta a Giannutri è breve. In poco tempo (un’ora o poco più) non si capisce quasi nulla, delle isole.

Porto Santo Stefano è sproporzionato rispetto alle due isole che unisce, Giglio e Giannutri. Tante case, tanto cemento (anche qui potremmo parlare di rapallizzazione della costa) in contrasto con la natura selvaggia di Giannutri e l’anima riservata e fiera del Giglio. Partiamo da qui, con un po’ di emozione per la nuova ed entusiasmante avventura che Radio Capital, EDT e il Parco Nazionale ci offrono. Nel 2015 il nostro punto di partenza è stato Livorno, e con Cipria Flash, capitanata da Luca Fino, abbiamo scoperto segreti e meraviglie di Capraia, Pianosa e Giglio. Oggi, 17 giugno, ci imbarchiamo sul Mizar di Salvatore e Paola, una bella motobarca in legno, confortevole, certo non veloce. Eccoci, oltre al sottoscritto, Marina la mitica e arcigna guida gigliese, Angelo di EDT e Doris di Radio Capital, in direzione Giannutri; ci attendono quasi due ore e mezzo di navigazione con un mare abbastanza mosso. Qualcuno sopporta bene altri molto meno, e Doris riesce perfino a dormire in cabina. Lasciamo l’Argentario con le sue luccicanti ville e le sue storie di bella vita, solo il mare di fronte e una piccolissima ed esigua lingua di terra bassa: quella è la nostra meta, l’isola a forma di mezza luna, l’isola di Diana Nutrice (da qui anche il suo nome, Iana Nutrix).

La piccola isola offre la sua esile sagoma, verdissima, con le sue rocce a tratti scure e verdi a tratti biancheggianti. Arriviamo a Cala Maestra e dobbiamo sbarcare con il piccolo tender. Gli unici due approdi praticabili sono uno a nord (Cala Maestra appunto) e uno a sud, Cala Spalmatoio. Non ci sono spiagge a Giannutri, a dispetto di chi vende l’escursione estiva con bagno. E’ vero il bagno si può fare, ma senza spiaggia, tuffandosi nelle verdi acque di Cala Maestra e a Spalmatoio, con il fastidio delle tante barche intorno. Ma oggi l’estate non è ancora iniziata: pochissima gente, saremo una ventina sull’isola, e le acque cristalline di Giannutri ci richiamano nelle loro braccia.

Come sempre, su questa piccola isola fa caldo. In primavera, in estate, in autunno, tanto caldo. Qualche volta anche in inverno, come ovvio dipende dal meteo, ma l’isola non dispone di una vasta copertura vegetale di alto fusto, escluso un piccolo tratto che conduce al sito archeologico che ospita la Villa Romana.

Circondati dalla desertica euforbia, dalle bianche distese di calcare, dai sentieri sconnessi e polverosi, dall’intenso profumo del rosmarino, dell’erica e dagli spettacolari e intricati ginepri, giungiamo al faro di Capel Rosso (omonimo e gemello di quello del Giglio) da poco restaurato. Le scogliere a picco sul mare dal profondo e intenso blu, siamo nel tratto di costa dei grottoni, proprio di fronte alla zona di mare di massima protezione e qui è il regno del mare, del vento e dei gabbiani, una delle più numerose colonie del Tirreno, e della berta, uccello pelagico che solo a sera si ritira a dormire a terra.

Ora ci aspetta la Villa Romana. Luogo di grande fascino e suggestione, memore delle tante decorazioni e mosaici che gli scavi ci hanno raccontato e che speriamo presto si possano vedere nel piccolo museo che ci si prepara ad allestire. E si capisce la scelta del luogo, qui i patrizi della famiglia Domizia (quella di Nerone) avevano il palcoscenico da cui controllavano e godevano la vista delle altre isole dell’arcipelago, Elba, Giglio, Montecristo e nelle giornate più chiare anche Pianosa.

Ci prepariamo per la notte, ma ci attende una romantica e semplice cena nel piccolo ristorante nella piazzetta di Cala Spalmatoio, la Tanuta. La piazza, un po’ trascurata, è comunque di una poesia infinita, circondata da oleandri fioriti, affacciata sul mare, non ha niente da invidiare alle piazzette più famose delle nostre altre isole.

Torniamo a Cala Maestra e con il piccolo gommone prendiamo possesso del nostro Mizar, la notte n barca ci attende e la navigazione verso Montecristo, inizierà molto presto, verso le 4 per poter essere sull’isola del Conte prima delle 9.

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